venerdì 25 marzo 2011

Mah, guarda, onestamente non lo so, ora ci penso su un momento...

Qualche giorno fa, il mio amico Luttazzi4ever ha elencato dieci motivi per cui vale la pena - secondo lui - vivere.

Oggi vado a donare il sangue (vado a piedi, per arrivare all'ospedale devo scalare una salita interminabile e più ripida della media, essendo l'ospedale collocato nella "parte alta" della città); mentre cammino ho un calo di pressione e mi si annebbia la vista; ho una specie di crampo alla gamba; arrivo appena dieci minuti dopo l'apertura (in anticipo rispetto alle precedenti volte) e trovo 25 persone già in fila (più delle precedenti volte); durante l'attesa mi muovo di continuo (sono incapace di stare fermo per più di cinque minuti consecutivi) e vengo guardato male ripetutamente; il medico mi misura la pressione e non mi dice com'é (le precedenti volte mi è stato detto, l'ultima volta era alta); quando tocca a me (n.25, si parte da 0) il numerino salta al 26 e vengo chiamato a voce intorno al 28; durante la donazione, mi duole leggermente il braccio (ago un po' storto); per pronta risposta l'infermiera mi fascia il braccio (?!) e poi lo fascia a tutti i malcapitati che avevano terminato la donazione in quel momento (i quali mi guardano storto); esco e, nel dirigermi al bar (ai donatori spetta una colazione gratis), mi scontro per quattro volte con la stessa persona (a cui era stata fasciato il braccio poco prima, ndr); il cassiere sbaglia a digitare; chiedo la brioche e non vengo udito (al mio posto viene servito un altro); chiedo un caffé e mi viene dato un cappuccino, e anziché ribattere, sorrido e dico "non importa": una ragazza mi guarda con compassione; esco dall'ospedale e una signora mi guarda storto (motivazione ignota); anziché riposarmi come dovrei, vado a comprare "rat-man" ma non ce l'ha nessuno e devo girare mezza città, poi lo trovo all'edicola vicino casa; manca la segnalazione, quindi passo su un marciapiede chiuso al pubblico e vengo rimproverato; tornato a casa, ho un alluce che mi fa vedere le stelle; videoregistro l'ultima puntata di "doctor who" con David Tennant (che ovviamente avevo scoperto da poco e che mi piaceva tanto) e mi spoilero il finale; ho intenzione di farmi due toast e mi viene imposto di mangiare carne e verdura "perché ho donato il sangue e sono debole"; non digerisco il pranzo: mal di testa, mal di denti e paralisi cervicale; leggo il "rat-man" di cui sopra e mi piace ma non mi entusiasma; perdo la replica della puntata di Lost di ieri di cui volevo rivedere il finale commovente perché mi soffermo su "Everwood" (senza audio).

Ok, le ultime righe non sono tragedie immani (la puntata di ieri di Lost l'ho vista ieri). Ok, il mal di testa/denti/collo passa grazie a San VivinCì. E sì, io sono un lagnone di natura.
Però, insomma, a dieci motivi io mi sa che non ci arrivo.

martedì 8 marzo 2011

NO, DONNA, NON PIANGERE. ALMENO PER OGGI LASCIACI GUARDARE LA PARTITA IN SANTA PACE



8 Marzo, Festa o Ricorrenza della Donna. Creatura istintiva e dalla personalità spesso sfuggente, da cent'anni la donna è solita (auto?)celebrarsi, dedicando una giornata ai mille problemi che è costretta ad affrontare nell'apparentemente immobile società contemporanea.
Sessista o doverosa che sia, trattasi comunque di tradizione, sicché la si festeggia volentieri. D'altro canto, proprio di questi tempi, fra un rigurgito di femminismo d'antan e l'altro, il ruolo dell'ex-sesso debole (se realmente è "ex") è risultato alquanto ridimensionato, pur tenendo in dovuta considerazione la funzione manipolatrice dei media. Fatto sta che, fra le tante, c'é chi propone un'interpretazione più drastica del consueto, riguardo a questa particolare giornata. Noi, come al solito, riteniamo che al mondo rimanga ben poco da interpretare, giacché, qualunque sia il tema del dibattito, c'é sempre stato qualcuno che, in passato, ha già tirato le fila del discorso, e meglio.

No, woman, no cry;
No, woman, no cry;
No, woman, no cry;
No, woman, no cry.

'Cause - 'cause - 'cause I remember when a we used to sit
In a government yard in Trenchtown,
Oba - obaserving the 'ypocrites - yeah! -
Mingle with the good people we meet, yeah!
Good friends we have, oh, good friends we have lost
Along the way, yeah!
In this great future, you can't forget your past;
So dry your tears, I seh. Yeah!

No, woman, no cry;
No, woman, no cry. Eh, yeah!
A little darlin', don't shed no tears:
No, woman, no cry. Eh!

Said - said - said I remember when we used to sit
In the government yard in Trenchtown, yeah!
And then Georgie would make the fire lights,
I seh, logwood burnin' through the nights, yeah!
Then we would cook cornmeal porridge, say,
Of which I'll share with you, yeah!
My feet is my only carriage
And so I've got to push on through.
Oh, while I'm gone,
Everything's gonna be all right!
Everything's gonna be all right!
Everything's gonna be all right, yeah!
Everything's gonna be all right!
Everything's gonna be all right-a!
Everything's gonna be all right!
Everything's gonna be all right, yeah!
Everything's gonna be all right!

So no, woman, no cry;
No, woman, no cry.
I seh, O little - O little darlin', don't shed no tears;
No, woman, no cry, eh.

No, woman - no, woman - no, woman, no cry;
No, woman, no cry.
One more time I got to say:
O little - little darlin', please don't shed no tears;
No, woman, no cry.

Bob Marley canta con voce felpata, che se non è caratteristica esattamente femminile, si può ricondurre in qualche modo all'ambiente LGBT; l'omaggio all'altra metà del cielo, da un punto di vista maschile, parte dalle fondamenta della costruzione musicale, per poi propagarsi, come si vedrà, sino alle vette dell'iconoclastia veterosuffragettista.



Trad.:
No, donna, non piangere (x4)

Perché, perché, perché ricordo quando sedevamo
nel municipio di Trenchtown
osservando gli ipocriti - yeah! -
mescolarsi alle brave persone che incontravamo, yeah!
Buoni amici, oh, buoni amici che abbiamo perduto
lungo la strada, yeah!
In questo grande futuro, non puoi dimenticare il passato;
asciugati le lacrime, io dico. Yeah!

No, donna, non piangere
No, donna, non piangere. Eh, yeah!
Piccola stella, non versare nessuna lacrima;
no, donna, non piangere. Eh, yeah!

Ho detto, ho detto, ho detto che mi ricordo quando sedevamo
nel municipio di Trenchtown, yeah!
E allora Georgie avrebbe acceso il fuoco,
ho detto, la legna avrebbe bruciato nella notte, yeah!
Quindi avremmo cucinato un porridge d'avena e carne, di',
il quale avrei diviso con te, yeah!
I miei piedi sono il mio unico mezzo di trasporto
e così devo schiacciare il cammino
Oh, mentre sarò andato,
tutto andrà bene!
tutto andrà bene!
tutto andrà bene, yeah!
tutto andrà bene!
tutto andrà bene-a!
tutto andrà bene!
tutto andrà bene, yeah!
tutto andrà bene!

Per cui no, donna, non piangere;
no, donna, non piangere.
Ho detto - o piccola, o piccola stella, non versare altre lacrime;
no, donna, non piangere.

no, donna, no, donna, no, donna, non piangere;
no, donna, non piangere.
Te lo devo dire un'altra volta:
o piccola - o piccola stella, sei pregata di non versare altre lacrime;
no, donna, non piangere.


Bob Marley, homo sensibilis e homo ragionevolis al contempo (insomma, un Uomo Vero), sa che la risoluzione dell'annosa questione fra uomini e donne non è in mano a Maria de Filippi, come parrebbe da recenti analisi, bensì potrà cessare di esistere se e solo se (e quando e soltanto quando) i due sessi riconosceranno i propri ruoli assegnati loro da Madre Natura, rispettando al tempo stesso chi a quei ruoli ne opporrà altri. La vera parità dei sessi, insomma, non sta nel propagandare l'entrata in vigore del reato di stalking (che poco aggiunge a quanto già esisteva) bensì nel ricercare una vera e propria parità 'mentale' e 'cognitiva', riconoscendo le reciproche differenze e uguaglianze. Questa non si otterrà contrapponendo alla propaganda una propaganda uguale e contraria, bensì agendo in prima persona. Lamentarsi può andar bene per un po', ma ad un certo punto bisogna passare ai fatti.
Ecco perché Marley pone subito l'accento sulla necessità di non piangere più: perché piangere è sfogarsi, e durante lo sfogo la razionalità viene relegata sullo sfondo, precludendosi un agire coordinato e quanto più fruttuoso possibile. Inoltre - inutile negarlo - dopo un po' stufa. Marley sa che il rischio che al pianto subentri la rabbia è più che concreto, e a quel punto non gli resta che intimare alla sventurata di smetterla: no, donna, non piangere, le ripete per ben quattro volte. Il sostantivo donna, astuto e lapidario, denota uno smarcarsi: il maschio, infatti, non perde tempo a frignare, quello che vuole se lo prende.

Un fruitore disattento potrebbe pensare che Marley abbia utilizzato un tono esagerato; e, in effetti, non è bene consolare chi soffre con golpe emotivi e parole particolarmente dure. Al fruitore di cui sopra, però, basterebbe proseguire la fruizione per un'altra riga, per notare come Marley cerchi immediatamente, come si è soliti dire al giorno d'oggi, di stemperare i toni.
Egli rammenta un episodio lieto, sereno, riconducibile ad un tempo apparentemente privo di problemi. Il tempo in cui sedevamo nel municipio di Trenchtown è il tempo delle passioni perdute, un'oasi di felicità nel deserto dell'insofferenza, direbbe qualcuno. È un tempo, purtroppo per loro, cristallizzato, fermo nelle sue false certezze, ed in cui, ad onor del vero, già appaiono segnali di corruzione: gli ipocriti che Marley e la donna osservano mescersi alle brave persone, amici ormai perduti, sono proprio coloro che, di lì a poco, avrebbero preso il sopravvento delle sfere d'influenza del globo terracqueo. Il tono è tornato a farsi cupo.

È tornato a farsi cupo, minaccioso, ed è proprio qui che emerge la profonda asincronia fra uomo e donna: se lui ha comunque il coraggio (e ce ne vuole parecchio) di considerare grande il futuro che li attende, e riesce a non lasciarsi sottomettere dalle avversità (lo yeah! ripetuto a ritmi alternati sprigiona una forte valenza catartica), lei non trova altra soluzione che il ricominciare a piangere.
Il cantante, fortunatamente, denota grande pazienza, ed è un pizzico di romanticismo quello che traspare dal piccola stella (nell'originale a little darling). Nomignoli e romanticismo tout court di cui, si sa, le donne vanno matte, almeno per i primi cinque minuti, poi subentra la noia. Come che sia, non importa: la reazione positiva della ragazza al dolce appellativo è un trampolino di lancio per Marley, che coglie l'occasione per uno dei suoi tipici trip.
Ecco allora che, d'improvviso, la storia cambia; l'attenzione, non più rivolta agli "ipocriti" e alla gente che viene e va senza soluzione di continuità, si concentra sui protagonisti, capaci, con un semplice porridge, di dimenticare i problemi della vita, ma lo smarrimento della memoria, stavolta, non è aggiramento bensì soluzione dei problemi.
Così, mentre nel mondo cosiddetto esterno le disparità la fanno da padrone, nel piccolo municipio uomini e donne condividono pacificamente cibo e amore (rispettivamente l'avena e la carne). Si può solo immaginare cosa sarebbe successo se quanto accaduto a Trenchtown fosse accaduto anche nei tanti altri "municipi" che costellano da sempre il nostro pianeta: chissà, oltre alla storia, forse sarebbe cambiata anche la Storia. Ma è solo un'ipotesi.

La lezione di Bob Marley è chiara: darsi da fare, ognuno con il proprio ruolo. Solo così è possibile cambiare le cose. Chi vuole strafare strafà. Il nostro unico mezzo di trasporto sono i piedi ed è necessario schiacciare il cammino: è dura, ma non importa: se si agirà in questo modo, tutto andrà bene.


Ma la donna, è noto, è mammifero testardo, anche più del corrispettivo maschile. Ed alla fine dell'estasiatico flashsideway (il quale, ancora una volta, ci dimostra l'aspetto precognitivo dell'archetipo della 'visione stupefacente', e non ci si faccia menzionare Philip Dick) la donna, evidentemente non paga, si produce in salate lacrimazioni. A Marley, sconsolato e francamente stizzito dalla di lei ottusità, non resta che bacchettare l'amica, ché lui ci ha messo tutta la buona volontà, ma poi, a un certo punto, uno si stufa pure di ripetere le stesse cose, se uno vuole capire capisce, eh che diavolo.

Insomma, se nel 1974 Bob Marley auspicava la distruzione del "municipio", fortino femminista, con conseguente presa di coscienza dei moderati, oggi, che senza polemiche 'muro contro muro' (Brizzi, 2010) pare non potersi vivere, l'appello del cantante giamaicano rischia di cadere nel vuoto. Rischio tanto più concreto, quanto più le icone pop continueranno ad essere svuotate dei propri significati originari.