sabato 31 luglio 2010

Yippi ya yee! Il Grande Ritorno delle Recensini!

Ritornano a piccola richiesta (la mia) le Recensini!

(sì, lE recensinI... si dice IL piegHI di librI, non vedo perché non si possa dire lE recensinI)


Libri:
dopo 7 anni ho trovato il tempo di rileggere il mio romanzo preferito (o libro preferito, fate un po' voi): il Pendolo di Foucault di U.Eco. Saremo in tre gatti in tutto il mondo a pensarla così, ma lo trovo scorrevolissimo, piacevolissimo, in certi punti molto, molto divertente, in altri molto, molto affascinante, quasi ipnotico, direi, e mitica è la storia (vera) dei Templari raccontata in forma parodica. Forse un difetto ce l'ha, che per capirlo ed apprezzarlo appieno bisogna esservi "portati": chi ha interesse verso le tematiche trattate, chi è dotato di spirito ironico, chi è consapevole degli eccessi a cui può arrivare l'animo umano (magari perché li ha sperimentati su di sé), chi possiede queste caratteristiche (detto senza connotazioni qualificanti o squalificanti) non può non amare questo romanzo. Chi ne ha alcune, lo apprezzerà in certe parti e in altre no. Chi non ne possiede nemmeno una, credo che ne rimarrà deluso. Il punto è che il Pendolo è il libro del tutto, parla di tutto ma non parla di niente, in fondo, perché, a conti fatti, ciò che importa davvero al mondo è l'Uomo, siamo noi, ciascuno con la sua storia personale: tutte le storie, insieme, creano la Storia e mandano avanti e indietro questo enorme pendolo che è la Vita.
Quanto mi piace filosofeggiare. Ma mi piace anche fare altro, tipo leggere Flatlandia di Abbott, che, a dire il vero, è un conte filosofico pure lui, sulla falsariga de 'I viaggi di Gulliver' e compagnia. A mio avviso geniale la descrizione del mondo a due dimensioni, corredata persino da illustrazioni, in cui si capisce poco del meccanismo tecnico, ma che risulta indubbiamente affascinante. Dicevo della filosofia, sì, perché alla fine il romanzetto è una satira della società inglese dell'epoca (fine '800): molto interessante e divertente il ruolo delle donne, che soddisfa la mia vaga misoginia latente.
Arrampicandomi sugli specchi, continuo a battere la pista pseudo-filosofica ed approdo ad un vecchio Urania, una raccolta di James Ballard, inopinatamente tradotta in italico Il gigante annegato, il cui racconto omonimo ammalia quanto basta, e in cui tutti i racconti, ad esclusione forse del primo - un tipico adventure -, lasciano, a fine lettura, una sensazione di "vuoto", di smarrimento. Dicono più di quel che sembra, bisognerebbe rileggerli.
Da Urania devìo nella fantascienza più spinta, con un'altra raccolta, questa volta ben più nota, Le meraviglie del possibile, pluriristampata e antologizzata, ma che ho fortunatamente letto in un'edizione vecchia e un po' ingiallita (per me che amo il vecchiume, quindi, il fascino è stato doppio): tutti racconti di qualità pregiatissima, a partire da un H.G.Wells che ha probabilmente ispirato Barks, sino ad arrivare al già letto Arthur Clarke e i suoi Nove miliardi di nomi di Dio, passando per nomi quali Heinlein (La casa nuova, capolavoro demenziale), Asimov, Scheckley, Matheson (L'esame è struggente e ansiogeno al tempo stesso), Van Vogt, ben due Bradbury e due Fredric Brown (di cui uno è l'immenso Sentinella). Ma fra tutti ho amato particolarmente Fiori per Algernon di Daniel Keyes, in grado di colpire al cuore con la sua semplicità. Ho comprato anche il romanzo omonimo (versione allargata del racconto in questione), prossimamente lo leggerò.
Prossimamente quando? Boh, ho talmente tanta roba da leggere e rileggere che spesso mi affranco e, anziché spedirmi, mi lascio abbattere e non leggo niente per non sentirmi in colpa. C'é un romanzo che possiedo dal 2004 e non ho ancora aperto (però ci tengo molto, un giorno spiegherò il perché). È ambientato in epoca tardo-rinascimentale e controriformistica, ma è lungo, i due scrittori sono (erano) esordienti - o giù di lì - e appare sempre un po' noiosetto.
Mah, si vedrà. Passiamo ad altri misteri, quelli legati alla massoneria. Avrete notato il triplo salto mortale carpiato con avvitamento compiuto con questa parola: rimando all'attualità (P3, come è stata stupidamente chiamata dalla stampa), collegamento logico col libro precedente, collegamento logico col tema di apertura, e conseguente struttura circolare del post. I complimenti a dopo, prima fatemi dire che Il simbolo perduto di Dan Brown è divertente come il 'Codice' di DaVinciana memoria, poco preciso ma fa venir voglia di visitare Washington (voglia che già avevo, almeno da quando lessi Talismano di quei due fumati di Hancock e Bauval). Aspettiamo ora il consueto film con Tom Hanks e la sua assurda capigliatura, e se Ron Howard non si sbizzarrisce qui non si sbizzarrisce più.


Telefilm:
Ecco, a proposito di sbizzarrirsi. Ormai ne seguo troppi, non vorrei cominciare a disaffezionarmi al medium. Passi per The Big Bang Theory, stagione 3, nel complesso inferiore alle prime due (troppo ripetitiva, però la parte centrale è stata divertente); passi per Twin Peaks, abbandonato più di un anno fa all'episodio 2x04; è soprattutto dagli altri serial che seguo/ho seguito che mi sto accorgendo di un possibile disinnamoramento.
Smallville, ad esempio: ho seguito solo la stagione 8 e ora la 9, ormai quasi terminata. Lo seguo per il suo lato soap, molto ben fatto: Lois e Clark si mettono insieme, si mollano, hanno la tresca, flirtano, si baciano o non si baciano? Si baciano, evviva! Ma la trama? Mah, sì, la macchia-rossa-e-blu, Pam Grier invecchiata (che bona trent'anni fa!), qualche supereroe scalcinato qua e là, ma insomma... non sono un'amante fervente del genere.
Heroes, stagione 4: bello, mi piacciono questi personaggi sempre e costantemente depressi, mi ci ritrovo molto, ottima l'idea del circo (cosa c'é di più triste?) e del super-cattivo super-depresso: un inno al suicidio che ho amato molto. Ma poi, in pratica, cosa succede? Quello va di là, quell'altro di qua, quei due si incontrano, poi trovano quello, quell'altro è buono, no è cattivo, no è buono, ma un po' cattivello, e alla fine il super-cattivo viene sconfitto in cinque secondi e arrestato(!). Faranno un film per chiudere la storia o no? Mah. Ma se hanno cancellato il telefilm un motivo ci sarà... forse è meglio chiudere qui, con affetto.
E persino Lui, anzi Esso, il telefilm, Lost: ora che è finito, ho davvero voglia di rivederlo da capo? Mi sono reso conto che no, non ne ho voglia. Sicuramente il fatto di aver visto ogni puntata, al momento della messa in onda, almeno tre volte, influenza molto: praticamente lo so a memoria. Però io l'ho vissuto come un'esperienza, più che un telefilm, e le esperienze sono belle da ricordare perché finiscono. Aspetterò le scene inedite contenute nel dvd, e poi si vedrà. Forse una re-visione in lingua originale potrei farmela, o forse preferisco vedere qualcosa di nuovo. Ora come ora l'unico episodio che mi sentirei di rivedere è il terz'ultimo, quello con la 'morale' della storia (che sento molto vicina).
Non sento così vicino, invece, Fringe - stagione 2: fantastico Walter Bishop, grande universo narrativo, ma una puntata no e due sì gli episodi sono fiappetti e l'interesse sta tutto nel vedere come il fenomeno misterioso di turno verrà spiegato più o meno scientificamente. Il resto va ancora molto a rilento.
Ma allora non mi piace niente? No, mi piace molto Battlestar Galactica, tutti i giorni su Rai4 (canale di cui fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio). A volte appassionante, a volte noioso, a volte avventuroso, a volte intimista, a volte democratico, a volte repubblicano, a volte commedia, a volte softcore. C'é un po' di tutto nella cornice fantascientifica dell'astronave Galactica, e per ora il viaggio prosegue col vento in poppa.
A proposito di poppe e softcore, oramai pare che un telefilm non sia tale se non vi sono donne nude che fanno sesso. Tipo Tell me you love me, nel quale i personaggi, a dispetto del titolo, più che dirsi che si amano, si chiedono se hanno portato il preserva. Ora, lungi da me fare il bacchettone (tutt'altro!), ma un telefilm un pochino (non tanto) più romantico e meno ossessivo non è fattibile? O devo proprio darmi alle televonas tedesche di Mediaset (a proposito, ma quante ne sfornano 'sti teutoni)?


Fumetti:
Quando si hanno simili dubbi sentimentalistici, di solito, si hanno due opzioni: farsi prete o darsi all'illegalità. Per ora ho scelto la seconda strada. E va bene, lo confesso, a volte "prelevo" delle cose dalla rete, consapevole dei rischi (ma quali? Con due milioni - cifra a caso - di persone che scaricano, perché dovrebbero prendersela proprio con me? È un atteggiamento berlusconiano, lo so, ma nessuno è perfetto). A mia discolpa, innanzitutto, dico che non lucro su ciò che "prelevo", e poi, così facendo, ho potuto leggere cose che altrimenti avrei letto fra sessant'anni o giù di lì, vista la mia disponibilità finanziaria. Ad esempio La Lega degli Straordinari Gentlemen vol.2, con i soliti disegni da urlo di Kevin O'Neill e una trama alquanto superiore a quella dell'episodio precedente. Oppure Dante-La Commedia a fumetti del Marcello, finalmente apprezzata integralmente dopo le letture a spizzichi e bocconi sul Giornalino. O, ancora, roba più naif come Ranxerox di Tamburini e tutto Don Zauker (che, comunque, prima o poi comprerò; e anche voi, compratelo, è una lettura imprescindibile). E, infine, alcune cose altrettanto demenziali come Il Libro dei Coniglietti Suicidi di Andy Riley e il suo seguito (Il Ritorno dei Coniglietti Suicidi, ovviamente) e una storia disneyana finalmente divertente, le Cronache del Regno dei due laghi della coppia Faraci/Ziche. Menzione, poi, per le Cronache del Dopobomba di Bonvi e l'Horror Cico di Sclavi, dai quali, a dire il vero, mi aspettavo di più.
Non pensiate, però, che mi sia limitato a leggere a scrocco, ho anche effettuato regolari acquisti, anche se, ormai, questi si limitano fondamentalmente a Martin Mystère e Rat-Man. Certo, c'é stato Caravan, ormai terminato, che ho adorato ma che, come per Lost, non ho intenzione di riprendere in mano; c'é ancora il riuscitissimo Greystorm, il quale chiuderà i battenti fra non molto; ogni tanto mi capita ancora qualche Nathan Never, che ormai solo Vietti riesce a rinnovare, anche se pare che ultimamente Vigna stia ricominciando ad ingranare nella direzione giusta; rimaniamo sempre in attesa di questa fantomatica Guerra dei Mondi che dovrebbe cominciare - sarebbe ora - a Dicembre.
Ma tutti questi sono compagni occasionali: solo il Detective dell'Impossibile e il Ratto rimangono fedeli, benché a fatica. Rat-Man, per ora, è nel pieno di una saga di cui si capisce ancora poco e che, tolte le spassose rivisitazioni delle origini dei supereroi Marvel, colpisce meno che in passato. Martin Mystère, invece, pare essere davvero degno di nota (per me, s'intende) solo quando si lancia in operazioni bizzarre come quella dell'Almanacco dello scorso inverno, o come l'ultima in ordine di tempo, nello speciale ora in edicola: se la storia presenta elementi originali in grado di variare un po' la minestra, l'allegato è un'acquisto pressoché obbligatorio anche per i non appassionati, con due storie brevi ben riuscite e una terza, demenziale e assurda come non mai, nella quale viene indirettamente citato anche il sottoscritto (indirettamente, eh!). La qual cosa rappresenta certamente un valido motivo per comprare l'albo, a prescindere dai contenuti.
Infine, nota di merito per la scuola argentina, che già amavo per i suoi classici (L'Eternauta, Mort Cinder) e che amo ancora di più dopo aver letto, con modalità non propriamente irreprensibili (per ritornare a Canossa), alcuni lavori pubblicati in Italia su Skorpio negli ultimi vent'anni: un paio di Robin Wood didattico-visionari (I Borgia, Ulster) davvero appassionanti, una saga familiare triste di quelle che piacciono a me (Alle porte di un nuovo mondo) e una storia mitologica (Lo Ziggurat) che mi ha dato modo di conoscere e amare i disegni precisi ed evocativi di Quique Alcatena.
Per chiudere, due righe su un fumettaccio con la trasposizione di Raiders of lost ark e Devil: l'uomo senza paura di Miller e Romita Jr, con l'ennesima variante sulle origini del supereroe cecato.


E cecato lo diventerò di sicuro anch'io, se continuerò con queste abbuffate. Ma che volete, quando si hanno delle vite vuote bisogna occuparle con qualcosa: c'é chi si spaccia per massone e chi legge molto. Reato per reato, tanto vale approfittarne. Alla prossima!

giovedì 29 luglio 2010

La Bustina di Malerba. 1 : Come distinguere un collezionista di fumetti; Come acquistare "Topolino"

Nel 2007 inaugurai, su altri lidi, una rubrica settimanale che, come avrete intuito, si ispirava alla ben più nota Bustina di Echiana memoria. L'esperimento durò molto poco, in parte perché il lido prescelto poco si confaceva ai temi trattati, in parte perché all'epoca ero ancora piuttosto lunatico e dopo qualche settimana mi stancai.
Siccome sono tuttora piuttosto lunatico, mi è preso lo schiribizzo di riprenderla e riproporla ai miei venticinque lettori (di cui ventiquattro momentaneamente assenti), a partire da quei (pochi) pezzi già pubblicati altrove e qui ripresentati senza revisione alcuna.

Risalgono tutti a tre anni fa - un periodo di grande fermento creativo per il sottoscritto - : per chi volesse, può essere interessante notare le differenze fra la società odierna e il mondo appartenente a quel remoto passato.

Due precisazioni:
La "Bustina di Malerba" che dà il titolo alla rubrica, come senz'altro sapete, indica la quantità di erba che sono solito fumare prima di scrivere un servizio.
Vista l'eccezionalità dell'evento ("la prima volta non si scorda mai", diceva Stradivari all'acquirente dubbioso) incomincio (ri)pubblicando due servizi, dalla prossima puntata si passerà ad uno, a cadenza settimanale.

Buona lettura, dunque.




COME DISTINGUERE UN COLLEZIONISTA DI FUMETTI

Fin dalla tenera età, sono stato posseduto da un demone, senza dubbio buono, ma in certo qual modo efferato, forse il più lascivio fra i vari Demoni che si disputano l'animo umano: il demone del Collezionismo di Fumetti.
Il Collezionismo di Fumetti, come ogni individuo che ne ha sperimentato su di sè gli effetti, è infinitamente più crudele ed empio del suo 'collega' Bibliomane.
Il Collezionista di Libri, in effetti, tende solamente ad accumulare i volumi che, fra un mercatino dell'usato e un Mondadori Multistore, riesce ad accaparrarsi, senza badare a qualsivoglia altra futilità;
il Collezionista di Fumetti, invece, ben conscio della propria responsabilità di fronte agli occhi del mondo o meglio, della propria Moglie/Fidanzata o, ancor peggio, della propria Madre, sa bene che non basta acquistare cataste di albi e stiparli nella propria casa, facendo talora uso della cantina o del solaio, a seconda del luogo in cui dimora, ma è, anzichenò, costretto a conservarli nella maniera più congeniale.
Più congeniale, sia chiaro, non equivale a conservare i fumetti così che essi possano perdurare il più a lungo possibile, di modo che la loro quotazione sul mercato dell'usato aumenti e il Collezionista diventi ricco.
No, più congeniale sta a significare, secondo il famoso Assioma di Brodosky-Ekòs, il metodo di catalogazione del fumetto nello scaffale, affinchè tale fumetto sia sempre e costantemente sotto l'occhio vigile del Collezionista, il quale deve aver in ogni minutoprimo la libertà fisica ed emotiva di poterlo sfogliare per qualsivoglia occasione, senza tralasciare, però, la conservazione fisica del fumetto stesso.
La Teoria della Conservazione del Fumetto, tanto cara ai Collezionisti di 1° specie, si incontra, quindi, con la Legge del Reperimento Repentino dell'Albo, a cui fa seguito una vasta schiera di Fumettofili.
Devo dire che la maggior parte dei Collezionisti che ho avuto piacere di incontrare sono Collezionisti di 1° specie e, questo, inevitabilmente, ha portato spesso a contrasti ideologici. Una volta ero a casa di un mio amico, A.P., la cui famiglia era Collezionista di 1° Specie da generazioni, il quale mi aveva invitato nella sua magione per mostrarmi i suoi ultimi ritrovamenti, un vecchio "Martin Mystère" dell'87 e un "Tex Tre Stelle" datato maggio '81. Ora, destino volle che, all'interno del succitato albo di Mystère, vi fosse editata la 2° parte di una storia della quale, ahimè, avevo letto solo la prima sequenza (il 'detective dell'impossibile' aveva la fastidiosa abitudine di raccontare le proprie peripezie suddividendole in un numero vario di albi). Ovviamente, io, essendo Brodoskyano convinto, non credevo, e non credo tutt'ora, nell'Immortalità dell'Albo, cosicchè osai chiedere all'amico di farmi leggere la conclusione di quell'avventura che, da mesi e mesi, mi impediva di prendere il sonno dei giusti come il resto dell'umanità.
L'amico (benchè costante frequentatore di Solarium e diavolerie affini) impallidì di colpo e divenne un tronco, dopodichè, ripresosi un poco, il ceppo mi invitò a rincasare con una banale scusa. Io bofonchiai qualche sommesso perdono ma, da allora, ho sempre evitato di dialogare di Fumetti in sua presenza.
(2007)


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COME ACQUISTARE "TOPOLINO"

Posso ben dire di aver imparato a leggere sfogliando "Topolino". Del resto, la maggior parte del popolo italiano ha appreso l'ABC della lingua nazionale scorrendo sotto i propri occhi i balloon che brava gente (con un signor bagaglio culturale) come Cimino, Scarpa o Pezzin scriveva per dilettarci, dilettarsi e, ovviamente, portare a casa la pagnotta.
Ora, circostanze più o meno fortuite hanno voluto che le mie finanze, da un lustro a questa parte, fossero elargite perlopiù al signor Bonelli in luogo della premiata ditta Disney Italia.
Al tempo stesso, però, da bravo Peter Pan, continuo imperterrito a tenermi costantemente aggiornato su tutte le novità del settimanale più famoso d'Italia.
Cosicchè, talora capita che, vuoi per la presenza di una storia di Faraci o Artibani o Ziche, vuoi per un evento di imprescindibile importanza, debba recarmi ad acquistare una copia del Topo di turno. E dove farlo, se non al luogo eletto per acquisti del genere?
Il post-adolescente che vuole portarsi a casa il nuovo giornaletto di casa Disney deve, innanzitutto, possedere una buona dose di coraggio innato, deve avere un'indole donchisciottesca per affrontare gli insormontabili ostacoli che si frappongono durante il cammino verso l'agognata copia.
Uscito di casa, lo sventurato giovine (a cui, novello Faust, piacerebbe stringere un patto con Mefistofele per regredire del tutto allo stato infantile, non che mentalmente non lo sia già) incappa in una serie di nemici che, chi più spietato, chi più subdolo, tentano con tutti i mezzi di non fargli comprare "Topolino". In particolare, il ragazzo fronteggia, nell'ordine:
il vicino di casa che lo conosce da quando era nella culla e che sa benissimo che va a comprare "Topolino", ma che non può fare a meno di chiederglielo per poterlo sbeffeggiare; il collega di lavoro del padre che, pur ricordandosi a malapena di lui, lo subissa di domande e poi andrà a spifferare tutto al genitore; la vecchia pettegola che lo scruta con occhio sospetto e poi andrà a spifferare tutto al quartiere; il barista che fa tutto tranne che stare al bar e commenta in dialetto lombardo - il dialetto lombardo non deve mai mancare in un perfetto pettegolo - all'amico in cassa integrazione; gli operai del cantiere (c'è sempre un cantiere, altrimenti le strade pedonali sarebbero troppo facilmente percorribili) che, con i modi rudi tipici degli operai del cantiere, sottolineano la sua nerdaggine ("Va la', chel' lì l'è un nerd", "Ah! Ah! Sfighiz!"); il perbenista che non può non chiedersi "ma questo non va mai a scuola?" (apro una dovuta parentesi: il nerd, solitamente, nella accezione più stretta del termine, sembra un ragazzino di 14-15 anni che pensa solo ai videogiochi e ai fumetti; ora, nel mio caso, questo è tristemente vero); La Ragazza, una qualunque, ma che basta a far vergognare al nerd del prossimo acquisto di "Topolino" e che ripropone l'annoso problema delle ragazze.
Infatti, per qualche oscura ragione, il nerd, o comunque qualsiasi soggetto che a 20 anni compra "Topolino", non ha quasi mai la ragazza. Il "quasi" è dovuto a fattori extra-ordinari, quali abilità dialettica, odore ascellare gradevole e assenza di occhiali.
La ragazza, per il giovane fumettaio, è poco più di un sogno, è l'Elemento 0, quello che agogna dal giorno di nascita (ecco spiegato lo 0). Ovviamente, secondo solo all'ultimo "Martin Mystère".
Superate tutte queste traversie, il ragazzo entra nell'edicola e qui (proprio come in un videogame) deve affrontare l'ultimo livello. Il "Cattivo", in questo caso, è rappresentato dall'Edicolante, mysteriosa figura che: 1-non saluta; 2-guarda in che reparto vai; 3-guarda cosa guardi; 4-guarda se sfogli l'albo o no; 5-quando volgi il tuo sguardo a lui, immediatamente finge di sfogliare la prima cosa che gli capita a tiro (ecco perchè tutti gli edicolanti, ad un certo punto, esclamano "Maronn', Marì, te l'avevo di pota' la sequoja!"; gli edicolanti sono sempre di Napoli).
In quel momento il giovane si accorge che l'Edicolante lo ha guardato per tutto il tempo, cade in una momentanea depressione e arrossisce; nel 94% dei casi, a questo punto, decide di lasciar perdere la nuova storia di Faraci ("Speriamo che non sia piaciuta a nessuno sul forum") e, secondo quella regola per la quale una volta entrati in una edicola non si può uscirne a mani vuote ma bisogna comprare anche la più immonda e insignificante schifezza per non sembrare scortese, il giovane, afflitto, torna a casa mesto e deluso, conscio di dover inventare al più presto una scusa da pubblicare sul forum.
Ma intanto arricchisce la collezione di "Stantuffami".
(2007)

domenica 25 luglio 2010

A yankee boy



Avete presente quei film americani con protagonisti ragazzi e ragazze "normali", che (perdonate la confusa spiegazione), all'interno della propria quotidianità, vivono incredibile avventure? Le gemelle Olsen, alcune cose con Steve Martin degli anni '90, i film che trasmette Italia Uno la Domenica pomeriggio...quella roba là, ecco.
Non per vantarmi (non c'é molto di cui vantarsi), ma sarei il protagonista perfetto per un film di quel tipo.

1-Sono giovane. Tipo Shia LeBoeuf, per dire.

2-Ma, a volte, ragiono come un quarantenne. Qualità indispensabile per risolvere eventuali enigmi ("prendere il tramezzino con la provola o i funghi? La provola no, mi rimane sullo stomaco") o sciorinare aneddoti di vita vissuta con le ragazze ("sai che una volta ho preso la verde fino a Cimiano?"), che fanno sembrare fighi e pieni di cose da raccontare (per qualche imperscrutabile ragione, alle ragazze piacciono i tipi così).

3-Altre volte mi mostro come, forse, realmente sono: un immaturo ventiduenne. Il che è perfetto per le sequenze sentimentali: sapete, "tu non mi capisci", "no, tu non mi capisci", "no, tu", "no, tu", "no, tu", "ok, io sono stupida, sei contento?", "no, non sei stupida, sei falsa", "mi tratti sempre male", "non è vero, io ti amo", "non ti voglio più vedere", "e allora vattene", e conseguenti tormenti vari.

4-Non sono bello, né figo, ma nemmeno un bidé multifamigliare. Non vengo guardato con repulsione (sì che possa scambiare parole con altri esseri umani), tranne che dalle casalinghe sopra i 55, che mi vedono come (e purtroppo ricordo loro) il proprio figlio nullafacente.

5-Ho un rapporto travagliato col gentil sesso (le donne, eh): o niente o troppo (soprattutto niente). L'ideale per un amore tormentato come dev'essere quello di un eroe: ci provo con tutte, mi va sempre male, e intanto mi struggo per una che non posso frequentare e/o che per qualche motivo mi odia.

6-Indosso pressoché tutto l'anno una maglietta e un paio di jeans (non sempre-sempre gli stessi, ma i modelli sono due-tre), unite a scarpe altrettanto casual. Il protagonista di una fiction popolare dev'essere sempre riconoscibile, chi è nel settore lo sa. Siccome non sono di carta, qualche piccolo cambiamento ci può stare, certo. Ma guai a non sembrare sempre uguale, eh.

7-Anche se la odio (ma non ci posso fare nulla, alla fine capirete il perché), giro praticamente sempre con una borsa a tracolla color "indiana jones", per tre quarti vuota - e trattasi di una borsa che anche vuota pesa, non si sa come, una tonnellata - e per un quarto piena di cose necessarie alla sopravvivenza (gomme da masticare, il Moment, acqua, un qualsiasi cosa da leggere, penna, matita e carta varia). Un esploratore pronto a scoprire il mondo.
All'occorrenza, con l'aiuto di un semplice k-way da scalatore (lievemente modificato) e di una diversa disposizione della borsa (stavolta in mano), mi trasformo in un giovane manager rampante, non impomatato (ché si deve fuggir l'affettazione) ma con un vag(hissim)o fascino. E' importante sapersi adattare alle persone e/o alle situazioni che ci si trova di fronte. Specialmente se l'ambientazione è urbana. Se ci fate caso, i protagonisti dei film di cui sopra hanno sempre questa caratteristica, che vestono sempre allo stesso modo, e ovunque tu li metta non sfigurano mai.

8-Nei momenti più intimi, però, sono me stesso. Non sono un supereroe, ma un fragile uomo. Pure troppo, forse, ma il maschio di oggi dev'essere rude e effemminato al tempo stesso, onde poter recepire una più vasta gamma di critiche.

9-Ho dei principi. Pochi, ma ne ho. Ad ogni modo, non essere malvagi (ovvio) non equivale ad essere sprovveduti.

10-Essendo, come si diceva al punto 8, un essere umano con tutti i crismi (all'incirca), sbaglio & ho diversi difetti: linguaggio a volte scurrile, a volte ampolloso, tendenza a rinviare all'ultimo istante, tendenza a sembrare fuori posto, tendenza a metter becco su questioni altrui, contraddizioni, mancanza di volontà, accidia, goffaggine, lamentosità, autolesionismo, depressione, puzzette. E questo è solo un piccolo campionario. Sono molti di più, ma mi rendono umano. Almeno, così mi piace credere.

11-Sono un fine humourista, ma anche grossolano ("grosso lano", ah ah ah! ...appunto). Faccio battute spiritose (ma non in continuazione come Groucho), con una particolare predilezione per quelle più vecchie, così da non far ridere nessuno. Sono però natural-mente goffo (come dicevo poc'anzi) e allora sì che i presenti si sganasciano dalle risate. A seconda di come mi alzo la mattina (nel 90% dei casi, male), il mio humour inglese può tramutarsi in sarcasmo, ironia acida e humour nero: questo fa presa sulle donzelle, tanto che sul momento fingono di scandalizzarsi e osano persino toccarti, dandoti quella piccola pacca che ti fa sentire tanto idiota/bambino, ma fiero di aver fatto colpo.

12-Per finire il trittico: sebbene profondamente ignorante e inesperto di qualsivoglia attività, riesco ad apparire colto (e sui trivia, le cose inutili, forse lo sono). Ma non sempre: a volte faccio certe gaffes che neanche il premier. In me Bene e Male si bilanciano, insomma. In teoria ho costantemente voglia di aiutare le persone, anche e soprattutto sconosciute (qualità da eroe protagonista), ma non sempre lo faccio (caratteristica umana).

13-Da bravo eroe del quotidiano, affronto più o meno giornalmente minacce e supercattivi: masse di scolari che scendono dal treno, climi tropicali, burrasche, persone apparentemente normali che maledicono la specie umana in quanto "invadente"(sic), attese di otto ore, luci accecanti, affabulatori affamati di spiccioli, volantinisti, interisti, leghisti, automobilisti pronti a sfrecciare sulle pozzanghere spinti da follia inzaccheratrice, cantieri eterni, professoresse sadiche, falsi giornalisti, sindaci distratti, giudiziosi sconosciuti.
D'altra parte mi imbatto in fatti o persone bizzarre, divertenti, curiose: bibliotecarie pettegole, conversatori solitari, colti clochard, ferrovieri anti-ferrovie, cinesi colpiti da amnesia, misogini convinti, ultrafemministe, punkabbestia, finti anarcorivoluzionari, fascisti leali, pseudo bigotti, giovani partigiani, Presidenti della Repubblica, comici di Italia Uno, scrittori famosi ma ignorati, fumettisti, scioperanti, protestanti, insistenti testimoni di Geova, gatti randagi, maiali da compagnia, topi da cartoon, bacarozzi, più animali che sul National Geographic..!

14-Ogni eroe ha la sua esclamazione tipica, che lo rende immediatamente riconoscibile, anche se parla da fuori campo. Io, senza sovrapprezzi, ne ho diverse. Alcune d'imitazione ("Giuda ballerino!"), altre di mia creazione ("Giuda" + epiteto vietato ai bambini), alcune castigate ("Che diamine!"), altre meno (inserite la parolaccia desiderata). Comun denominatore a tutte è un borbottio di fondo, incessante, coi suoi sbuffi, soffi, rimbrotti: una lagna costante, udibile anche da lontano, a cui ormai chi mi conosce si è abituato e a cui reagisce fuggendo prima che il sottoscritto arrivi col suo passo tutt'altro che felpato. Il vero eroe è innanzitutto un anti-eroe, con le sue debolezze, i suoi tic; eh, che diamine: che, io non posso averceli?

15-I ragazzi che agiscono in questi film, infine, sono sempre problematici. Se non hanno difetti fisici, hanno difetti psicologici; se non sono psicologici, sono fisici. I miei sono sia fisici che psicologici, quindi sono a posto.
Conoscono tante persone, parlano con tutti, hanno tanti amici; ma sono solitari, non hanno voglia di parlare, solo col Migliore Amico, gli altri sono falsi. Vogliono bene a mamy e papy, ma non li reggono più. Sono parsimoniosi coi pochi soldi che hanno, non li buttano via come i loro normali coetanei, ma li scialacquano in cose inutili e spesso assurde, che li rendono gli zimbelli del paese. Hanno pensieri molto profondi, filosofeggiano sul senso della vita e della morte, guardano le nuvole, si meravigliano di fronte alle lucciole (gli insetti, dico); ma poi si piangono addosso perché non vanno alle feste a farsi una limonata (non quella coi frutti, dico). Stanno bene con loro stessi e col mondo, e poi sono sempre incazzati col mondo e con loro stessi - notare il chiasmo.
Insomma, sono un tormento unico. Inutile dire che il sottoscritto è anche peggio. L'unica differenza è che, di solito, questi casi patolog...ehm, questi eroi hanno il cane (Bob, o Buck, che poi viene rapito dal cattivo, scappa, o lo liberano, e slinguazza tutti, tutti gli dicono "bravo, evviva, ti voglio bene" e lui abbaia verso il cielo), io il cane non l'ho mai avuto, però una volta tiravo la lingua al dobermann di mia zia, che non mi faceva niente, è morto da quasi vent'anni e, che buffo, ci sono ancora affezionato...sono proprio uno yankee.

Cari registi USA, che aspettate? Io sono qui, pronto a giocare a baseball, a ritrovare il graal (nel Minnesota), a farmi leccare dal cane, ad imbarazzarmi di fronte a Samantha, del primo anno di college. Ma fate presto, che la vita è breve.

martedì 20 luglio 2010

Il pozzo e il Pendolo

Per quale motivo una raccomandata costa dai 4 ai 5 € e ci impiega 4-5 giorni per arrivare, e spesso nemmeno arriva (cercando su internet si trovano certe storie assurde), mentre un semplice 'pieghi di libri' - o 'piego di libri', ma non s'é mai capito perché il plurale sia spesso invariabile - costa al massimo 2.50 € e arriva il giorno seguente a quello di spedizione?
Insomma, a cosa servono le raccomandate? Perché sceglierle? A volte vien voglia di buttare tutti in un pozzo e lasciarli marcire lì.

(Me Medesimo, stamattina)


-Hai sentito?-
-Cosa?-
-Il Pendolo. Schiantato. SPATASPAM!-
-Sì, l'ho letto qui. Che tristezza.-
-Han colto l'Occasione.-
-Sì, di fare una cazzata. Perché fare feste in una sala di tale importanza? Mah.-
-Appunto, mah.-
-Povero Libro.-
-Perché? Quello resta, mica s'é rotto.-
-Sì, però... il Conservatoire... l'ambientazione... non si perderà qualcosa?-
-Naa... il Libro è il Libro, lo sarà sempre.-
-Il tuo preferito?-
-Il mio, ma anche di altri, penso.-
-Eh, coi tempi che corrono... si sa mai. Magari sei l'ultimo a cui piace.-
-E chissene. A me piace ciò che mi piace. Mai vergognarsi di ciò che piace.-
-E se a me piace il fetish?-
-Ti cerchi altri feticisti e vi frustate in santa pace.-
-Sei convincente, quasi. Son d'accordo che non bisogna perdere l'Occasione.-
-Anche perché capita solo due volte nella vita. La prima, all'improvviso, nemmeno te ne accorgi, e quindi la perdi.-
-Tu quando l'hai persa?-
-Mah, credo di averne persa più d'una..-
-Ma hai appena detto che..-
-Sì, lo so, ma io sono un caso a lato (c'é chi dice patologico). Una, comunque, dovrei averla persa nel 2003. Avevo quattordici - quasi quindici - anni, lessi il Libro in due o tre giorni.-
-Uòuv, roba da vantarsene per gli anni a venire.-
-'Nzomma, mica tanto. Ora che l'ho riletto mi sono accorto che, non solo me lo ricordavo a linee non grandi, ma enormi, talmente enormi da non scorgerle più, ma anche che, sostanzialmente, ci avevo capito poco. Perlomeno la 'morale' finale non l'avevo colta.-
-Adolescente truzzone.-
-Delfino goloso. Sì, all'epoca fingevo di essere truzzone, o forse lo ero davvero, o forse lo sono ancora. Ad ogni modo tutte quelle citazioni, palesi e nascoste, quell'ammasso di nomi e date, di trivia, per un quattordicenne che si è dovuto educare da solo (culturalmente parlando) era/è un po' troppo.-
-Perchè adesso hai colto tutto, invece.-
-Abbastanza, grazie. Sai? La voce messa in giro per screditarlo, dice che il Libro è noioso, prolisso, verboso. Balle, è piacevolissimo, divertente e appassionante.-
-Sì, ma tu sei già appassionato a Templari, graal e quelle baggianate lì. Chi non lo è s'annoia.-
-S'annoia perché ha pregiudizi. Se leggesse il Libro, scoprirebbe che Esso non è altro che un Gioco, che non prende sul serio quelle 'baggianate', come le chiami tu.-
-Preciso: io le chiamo baggianate perché a me piacciono, conosco abbastanza la materia e posso permettermi di prenderla in giro.-
-Bravo. Così fa il Libro. Ricorda: la Vita è un Gioco.-
-Nulla va preso sul serio.-
-Né sull'oglio.-
-Che sennò scivoli.-
-Degna risposta ad una battuta pessima. No, è il Gioco che non va preso sul serio. I giocatori sì.-
-L'Uomo è il giocatore. Quindi l'Uomo è importante? Conta qualcosa?-
-Solo se è bravo in matematica.-
-C'est terrible.-
-Escussez-moi. L'Uomo conta, sì. La Storia la fa l'Uomo. Il Piano di Belbo e Casaubon è un Gioco, ma è la Storia.-
-Ufficiosa.-
-Ufficiosa, ok. Sta di fatto che, quando si giunge alla fase di Malkut, ovverossia in punto di morte...-
-Tié.-
-E' così, che vuoi da me? ...quando si entra in Malkut, l'ultima sefirot, ecco che ci si accorge di quando si era persa l'Occasione...-
-Ah, la famosa seconda volta. Non te n'eri scordato, dunque.-
-Non mi scordo nulla, non sono una chitarra.-
-Mamma mia. Facciamola finita, ti prego...una tregua.-
-Ok, niente battute orrende sino alla fine. Ma dicevo: ...perdiamo l'Occasione una volta, ma non lo sappiamo, e passiamo tutta la Vita a cercarla inutilmente. Quando muoriamo la vediamo, "ecco dov'era, che pirla!", schiaffo sulla fronte, risata finale e caput!, finita lì.-
-Che risate. La vanità della Vita.-
-Sì, ma anche no. Il senso della Vita è non avere Senso. (Ti risparmio la battuta sul tatto, causa tregua). Il Senso ce lo costruiamo noi: per un RosaCroce sarà giocare al Templare, per un massone giocare al RosaCrociano, per un ciarlatano sarà fingere di avere poteri..-
-O truffare gli stolidi.-
-O truffare gli stolidi, perché no, il senso non dev'essere giocoforza (e ahimé) positivo. Guarda il Berlusca.-
-Che è stato un massone! Tutto torna!-
-Vedi? Ad esempio, il senso di un nerd sarà avere la ragazza.-
-E poi rimpiangerla per mesi quando l'avrà stupidamente persa.-
-L'ironia è il sale della Vita, per cui sfotti pure (ma non esagerare). Ma sappi che il mio fine non solo le ragazze, quelle sono un mezzo, il mio fine è un altro.-
-Ridiventare misogino? Ci stai riuscendo, mi sembra. Attento a non entrare in Malkut.-
-No, il passato è passato, il suo scopo è essere ricostruito, ma non per essere rivissuto.-
-E allora, qual é il tuo fine? Il tuo Senso?-
-Non te lo dico.-
-Non lo sai nemmeno tu, dì la verità.-
-Beh, sono disoccupato, vedi un po' te. E poi cosa insegna il Libro? Malkut è Malkut. Non c'é Senso. Prendi la Vita per quello che viene.-
-Che poi è la morale di Lost.-
-E cosa appare in Lost? Un certo mister Eko e un Pendolo.-
-E da più importanza all'Uomo che al Mistero! Tutto torna!-
-Visto? Basta avere pazienza... prima o poi le risposte arrivano.

Almeno spero.-

giovedì 15 luglio 2010

Stupefacente, lo acquisto!











Quest'annata non è stata facile per me, ormai è risaputo. E chi non ha annate facile, è risaputo, ha bisogno di qualcosa che lo stimoli: lo cerca, non lo trova, non lo cerca più. E' lì, non c'é bisogno di cercarlo. Basta allungare la mano, prendere la bottiglia, o la sigaretta, o la siringa, o la polvere.

Io prendo il mouse.
E clicco su E-Bay.
E cerco "Martin Mystère". E scorro le pagine, una dopo l'altra, l'altra dopo l'altra ancora, l'altra ancora dopo l'una, poi, dopo l'una, mi riposo un po', poi alle cinque-sei ricomincio: e faccio offerte, ma più spesso 'compro subito', chi conosce il gergo e-bayiano sa cosa vuol dire. E mi aggiudico oggetti, e contatto utenti, e pretendo pieghi di libri, altrimenti non lascio l'indirizzo, e compro, e, soprattutto, spendo, e, soprattutto, spando, e controllo la posta tutti i giorni, e se la busta arriva sono contento e batto le mani come un bambino a cui hanno regalato, non dico una nuova console o un nuovo cellulare, ché ormai chissene, ma almeno una escort personale, e se la busta non arriva la fronte si corruga e la faccia assume un'espressione avvilita e mogia, e allora decido di cercare un altro pezzo da acquistare, e quello che non arriva si fotta, se non arriva lo denuncio.
E quando poi arriva - perché tanto arriva, le fregature non sono così tante quanto si creda, a meno che la calotta cranica non racchiuda l'aria - batto le mani e saltello, perché nel frattempo sarà arrivata anche l'altra busta, quella che avevo comprato per stizza, ma che avrei comprato comunque, quindi tanto di guadagnato, due buste al prezzo di due buste, ma si fa finta che il prezzo sia di una.
E dopo di volata sul forum, a vantarsi degli acquisti, altrimenti non c'é gusto, e poi subito sul sito d'aste a cercarne altri, a prezzo stracciato, il piacere del collezionista non è trovare il pezzo mancante e/o magari quello raro, ché tutto, prima o poi, si trova, ma trovarlo a poco, o comunque a meno di quanto mediamente il mercato propone: in tal caso l'acquisto è d'obbligo. Fondamentale presa di potere per un animo sconfitto nella vita cosiddetta "normale". A volte, quando capita un'occasione, viene voglia di ripeterla, nonostante si sia acquistato il pezzo poco prima, solo per il gusto di togliere il piacere a qualcun'altro. Il collezionismo rende maligni, a volte perversi.
E' una spirale da cui si esce solo in un determinato momento (tralasciando cataclismi che obbligano ad abbandonare casa e materiale): quando la collezione termina. Solo allora, quando si hanno tutti i pezzi del puzzle, la questione risale dalle viscere e rinfresca gli stantii neuroni: "E mo' che ci faccio?". Si aprono diverse strade: c'é chi prosegue, ormai posseduto dal demone, e la cattiveria sfocerà in reati veri e propri; c'é chi ha una crisi mistica, butta tutto, si fa monaco e va sette anni in Tibet a farsi sculacciare dai militari; ma più spesso la crisi è materiale, psicologica ed economica al tempo stesso: ed allora ci si rituffa su E-Bay, stavolta però per vendere tutto, e giorno dopo giorno, asta dopo asta, ti accorgi che non hai venduto una ceppa, o se hai piazzato qualche vago pezzo qua e là hai recuperato un terzo di quanto avevi speso e perdipiù hai perso tempo a impacchettare e spedire i pacchi.
E pian piano capisci che non ce la puoi fare, che qualunque cosa farai, qualunque oggetto venderai, tu sempre un fallimento resterai, ed allunghi la mano, cercando la bottiglia, la sigaretta, la siringa, la polvere...


Tranquilli.
Come? Non eravate preoccupati? Capisco. Beh, tranquilli lo stesso.
Quanto scritto sopra costituisce un auto-esorcismo per chi scrive: è vero che ho avuto una brutta annata, è vero che mi sono dato all'alcool (ma in maniera moderata) dopo anni di astemia (?), è vero che ho tentato con il fumo (abbandonato causa elevati costi e perché, visto che sono nato coi canali respiratori già sulla via della cancrena, gli unici effetti che ho provato inebriandomi di tabacco sono stati un dolore alla nuca (?) e tanto gas sprecato), è vero, infine, che mi sono buttato su E-Bay ad acquistare forsennatamente pezzi fuoriserie e particolari di Martin Mystère. Ho persino fatto il conto in banca per pagare i bonifici.
E questo, unitamente all'aver concluso tre aste in due giorni, mi ha dato da pensare: non starò esagerando? Risposta: mah. (da notare che 'mah' è, ormai, la risposta definitiva a qualunque quesito io mi ponga). Insomma, i miei acquisti sono stati tutti di scarso valore monetario e, d'altronde, in vent'anni e passa non ne ho fatti molti, per cui mi scagiono da ogni accusa, Vostro-Mio Onore. Magari una pausa, ecco, quella sì. Mi conosco (purtroppo), quando qualcosa mi prende mi lascio trasportare fino al disastro, che si tratti di persone (come l'anno passato) o cose (come in questo caso): un po' di moderazione non guasterebbe.
Ce la farò a seguire cotal consiglio?

Mah.

sabato 3 luglio 2010

Le ragioni dell'aragosta

Perchè questo titolo? Perchè da qualche settimana su RaiExtra trasmettono le repliche di Avanzi (ma anche de L'Ottavo nano) e rivedere (o vedere per la prima volta) certe cose mi rasserena.

Detto ciò, passiamo a parlare di tutt'altro, con i miei soliti Pensierini sparsi di cui la gente poco se ne cale, ma che, se adoperati come 'valvola di sfogo', sono molto utili.

Primo pensierino. Vivere soli (cioé senza compagnie di nessun tipo) è un'esperienza che chiunque dovrebbe sperimentare almeno, chessò, una volta l'anno, ma è anche abbastanza triste. Tanto che dopo una settimana ci si deve sfogare sul blog scrivendo avvilenti pensierini.
E' che ci sono tante cose a cui pensare, e quando si vuol pensare a qualcos'altro per puro piacere, non si ha nessuno da tormentare. Non è questione di responsabilità: fare la spesa non è un enorme onere, semmai lo è fare la fila alla cassa. Per quanto mi riguarda, appartengo alla categoria di quelle persone che quando vivono da sole si lasciano andare alla sciatteria più o meno totale: junk food, scarsa pulizia pavimentale, spese contenute ma riservate esclusivamente a fini di scarsa utilità, momenti di studio limitati in favore di altri dedicati allo stravaccamento, uscite a vuoto ("se studio all'aperto imparo di più") con passeggiate sotto il sole cocente che non portano a nulla, con conseguente mal di capo (e quindi studio limitato in favore dello stravaccamento), ecc.
Non è un vanto, per carità. Ma, insomma, lo facevano nel'78, lo posso fare anch'io nel 2010.

Secondo pensierino. Dicevo: fare la fila alla cassa è un onere. Lo sanno tutti che quando si fa la coda, di qualunque posto si tratti, si becca sempre quella più lenta. Epperò al supermercato il dramma si acutizza: vuoi perchè manca poco alla chiusura, vuoi perchè ti si scioglie il gelato, vuoi perchè il cestino della spesa pesa una tonnellata e il braccio ormai si muove a scatti (e infatti quando, all'atto del pagamento, si tirano fuori le monete, ne cadono almeno la metà).
Il momento più terrificante è quello della scelta della cassa. In quella più vicina a te ci sono solo due persone, ma i loro carrelli strabordano di cianfrusaglie. Quella "veloce" è ovviamente dall'altro capo del salone e, ad occhio, ci sono almeno venti persone, ognuna con la sua dozzina di pezzi. Come se non bastasse, altri due-tre individui le si avvicinano minacciosi, e nel marasma hai visto spuntare anche una carta di credito (una delle piaghe della società del ventunesimo secolo: ormai anche venti euro vanno pagati con la carta, sennò sei un miserabile). Calcoli che per approdare alla cassa "veloce" prima del nemico ti ci vogliono circa trenta secondi, che diventano quaranta per via dello slalom da fare fra la gente in coda alle altre casse. Esiti, tentenni, ti scoraggi un attimo, poi ti accorgi che qualcuno ti osserva, chi con preoccupazione, chi con disprezzo, chi con compiacenza: sono le altre persone in coda, annoiate dall'estenuante attesa, che fanno il "tifo" per te o per il tuo avversario. Allora parti in quarta e, in meno di venti secondi, ti piazzi davanti all'agognata cassa, giusto un secondo prima del bofonchiante nemico. Certo, hai il fiato corto, sei tutto accaldato, il braccio ti si muove su e giù irrazionalmente: ma che soddisfazione. Scorgi gli ascensori e la scritta "uscita": ancora un ultimo ostacolo, e potrai uscir a riveder le stelle.

Terzo pensierino. Chi scrive non ama molto l'amaro e l'aspro, e, pur essendo avido di dolci, quando si trova a dover badare a sé stesso predilige il salato: e giù di salami, prosciutti, bruschette, pesci fritti e altre leccornie che allietano il palato e uccidono il fegato. E' cosa buffa: col caldo che fa (ondata di 40°gradi per tutto il weekend) si dovrebbero evitare alimenti che fanno venir sete. Forse la causa può esser ricercata negli antichi egizi, fra i quali troviamo svariati RamSete, tutti - come da prassi - adoratori del dio Sole (Ra).

E, dopo questa straordinaria boutade, che dimostra inequivocabilmente che: a) il caldo dà alla testa; b) l'abuso di cibi grassi e salati dà alla testa; e c) vivere soli dà alla testa, mi commiato dai miei amici vicini e lontani con un saporitissimo (sa di fritto) baciotto.

p.s.: per dare una circolarità al post: Guzzanti è un Mostro! Chissà se ama il salato e odia le casse...