domenica 28 giugno 2009

Il Male si nasconde dove meno te l'aspetti. Anche dietro una maschera.











John McTiernan lo sa.
Per fare un film universale ci vuole innanzitutto una storia universale, che tocchi temi universali.
Predator, per nostra e sua fortuna, è una storia universale.

I detrattori considerano Predator un film d'azione, neppure troppo originale (seppure l'alieno abbia avuto grande fortuna e abbia trasceso il medium, ma i detrattori sono troppo occupati a pararsi gli occhi per accorgersene). Sì, non lo nega nessuno, che Predator sia un ottimo film d'azione. Ma, aggiungiamo, Predator non è solo questo: è molto di più.

Predator è l'abbacinante follia della mente umana, è la discesa negli inferi dell'odio e della menzogna, è uno straziante grido contro il più becero razzismo, è il racconto dell'amicizia più vera. Predator è la Vita che si proietta sullo schermo, pronta a farsi nostra e a liberarci dalla schiavitù della materia.
Predator non è un pippone moralistico, elargisce un solo consiglio - ma che consiglio! -: non pensate solo a voi stessi, unitevi agli altri, fluite nell'incommensurabilità dell'Uno e, insieme, combattete il Male.

Lo sanno bene i protagonisti del film. 8 uomini, partiti con una missione, combattere una delle incarnazioni del Male sulla Terra (i guerriglieri antigovernativi che - non manca neppure un allaccio alla realtà quotidiana - imperversano nel centro-America), si ritrovano a dover appianare le loro divergenze e ad unire le proprie forze nella lotta contro un nemico più grande di loro, più grande di tutti noi. E' il Male. Non una delle sue reincarnazioni, ma il Male in persona (o quasi).

Dal punto di vista puramente tecnico, qui sta una delle due grandi innovazioni della pellicola: 8 uomini, 1 donna, il Predator. 10 soli attori, impegnati in 107 minuti di emozioni. Ma McTiernan sapeva a cosa sarebbe andato incontro, e ha rischiato. Qui sta la differenza fra i Grandi e i piccoli. E i 10 lo ripagano, fornendo prestazioni superlative ad ogni sequenza, in particolare in quelle delle loro strazianti morti, in cui è palese la sofferenza del guerriero intrappolato dal nemico sconosciuto. Non si può fare a meno di soffrire con questi ragazzi.
L'altra innovazione, se vogliamo, evidenzia ancora di più la particolarità di questo leggendario film: i dialoghi sono ridotti al minimo, non una parola è di troppo, ogni frase è studiata al minimo dettaglio di modo da orientare lo spettatore (che avrà capito di trovarsi di fronte a qualcosa di mai visto prima) e non annoiare. Ogni parola, verbo o sintagma, contiene in sè lo specimen del personaggio che lo pronunzia. Così, quando Mac fa sapere che «Gli ho sparato dritto addosso 20 caricatori dell'M60, li ho vuotati. Niente di questa Terra sarebbe sopravvissuto», cogliamo immediatamente la vacuità intellettuale, l'ingenuità e la fifa blu di questo ragazzo; oppure, al sentenziare di Dutch (un maestoso Arnold Schwarzenegger): «Se può essere ferito, può essere ucciso» subito veniamo tranquillizzati, e siamo in grado di proseguire l'esplorazione di questo affascinante universo che McTiernan ha creato solo per noi.


La Vita e la Morte si compenetrano, il Bene e il Male sono insiti in ognuno di noi. Anche questo è contemplato nel grande gioco della vita: la figura di Dillon, in questo senso, è emblematica. «Noi non siamo pedine sacrificabili. Ma che t'è successo?» chiede perplesso Arnold/Dutch all'ex-amico; «Io mi sono svegliato. Svegliati anche tu.». E' questo che ci chiede McTiernan.


Si potrebbe andare avanti per ore. A noi non interessa incensire ulteriormente un'opera che non ha bisogno di essere incensata; ci limitiamo ad un ultimo caso, che ben esemplifica quanto detto sinora.
Al termine del film, Dutch è rimasto solo. In una memorabile sequenza mozzafiato, combatte e ferisce il Predator. Ma lo risparmia. Il Bene trionfa sul Male, non solo fisicamente, ma anche moralmente.
Ma l'alieno, con un sorriso ghignante di ferocia, ha un ultimo guizzo e prova ad uccidere Dutch, che si salva a stento, rimanendo solo nella foresta. E' la prova che il Male non è mai realmente sconfitto, e che dobbiamo sempre farci trovare pronti.

E questo John McTiernan lo sa.
Grazie a lui, ora lo sappiamo anche noi.

sabato 27 giugno 2009

Quanto odio i libri divisi in due volumi, gli editori che li pubblicano in due volumi e le biblioteche che li regalano (NON in due volumi).

Così non saprò mai come inizia Da qui all'eternità di James Jones. E, guarda, di sicuro non capirò nemmeno il finale.

Maledizione.

Almeno fosse il vol.I, così potevo inventarmelo, il finale.

Neanche la gratuità mi consola. E ho detto tutto.

mercoledì 24 giugno 2009

E' incredibile, ci casco (dal sonno) e ci abb(i)occo sempre!

Noi siamo (oggi mi va il plurale majestatis) un ragazzo di 21 anni; segnatevelo, 21 anni. 21. I ragazzi a 21 sono attivi, pimpanti, sempre svegli, vanno di qua e di là, non stanno fermi un attimo.

A me, fra le 12:30 e le 15:00, viene sempre e costantemente un abbiocco allucinante, che facciamo fatica a tenere le palpebre alzate, e infatti ci prodighiamo nella interpretazione dell'uomo che guarda l'orizzonte lontano, con gli occhi socchiusi (benchè dobbiamo ammettere che se ci guardaste in faccia notereste che abbiamo sempre gli occhi socchiusi, pure quando siamo arzilli). Com'è che va, com'è che non va, puntuali finiamo per abbioccarci. A volte, per fortuna, quando ci troviamo in situazioni "istituzionali", ci abbiocchiamo solo mentalmente; altre volte, come oggi, crolliamo del tutto e ci lasciamo cullare da Morfeo nel nostro scomodissimo e inesistente letto (e pure la scomodità va a farsi benedire, tanto abbiamo desiderio di dormire).
La sera, per addormentarci è una fatica. Ci giriamo a destra, a sinistra, spengiamo la tv, la riaccendiamo, facciamo 108 volte lo zapping, la rispengiamo, ci mettiamo supini, suabeti, sumangrovie ma, niente, è una lotta perpetua. Infatti non siamo in grado di dire come ci addormentiamo, la sera: non lo sappiamo. Ci accontentiamo di sapere che, in un momento o nell'altro, ci addormentiamo.

Il sonno diurno, invece, è tutt'altra cosa. Di giorno noi non vogliamo dormire, vogliamo essere dei 21enni svegli, attivi e pimpanti. Però, ad un certo punto della giornata, si fanno le 12:30 e allora lì, signori, è dura, è dura davvero. Sappiamo che di lì a poco cominceremo a sbadigliare come ghiri con l'insonnia, a vedere doppio, a non sapere perchè esistiamo e cosa ci facciamo lì, svegli, alle 12:30 quando - secondo la nostra visione del mondo - tutta la gente perbene dovrebbe dormire. E non possiamo nemmeno azzardare palliativi quali caffè e estrogeni vari, che a noi non fanno effetto, o meglio, fanno l'effetto contrario e corroborano il nostro dream of sleepinsciousness (parola inventata al momento, non scappate, amici d'albione). E finchè abbiamo impegni "istituzionali", a cui non possiamo sottrarci (tipo studiare in una biblioteca pubblica), riusciamo a dare a chi è con noi una parvenza di presenza fisica, almeno esteriormente. Ma se, come oggi, non abbiamo impegni di questo tipo (perchè purtroppo dobbiamo studiare in quella summa di distrazioni che è casa nostra), allora "ti saluto!", come diceva il poeta. Che Morfeo venga e ci stringa forte-forte, ci porti nel suo regno incantato, ove salutare Gaiman e immaginarci in pericolose avventure (ad esempio, oggi abbiamo osato l'inosabile e sognato di superare l'esame in maniera decente), che fuori il mondo - quel pazzo, pazzo mondo che alle 12:30 è sveglio e pimpante - è cattivo.

domenica 21 giugno 2009

L'amore non è bello se non è litigarello (ma ci credo poco)

Perchè i componenti delle coppie litigano sempre col rispettivo compagno? Domanda da sempre priva di risposta.
Pensateci: lui e lei (nel caso più comune, ma sono validi anche lui e lui, lei e lei, lui e lui che si finge lei, lei e lei che si finge lui, lui e animale, lei e animale, ecc.) scoprono di piacersi, di avere in comune tante cose (magari perchè vanno spesso in municipio), si trovano bene insieme. Si mettono insieme e cominciano a far coppia. All'inizio è tutto felice: a lui piace quello che piace a lei, a lei intriga quello che intriga lui, e così via. Poi, pian piano, cominciamo le prime incomprensioni:
-Cara, dove hai messo quell'oggetto?- -L'ho messo lì dentro.- -E perchè? E' sempre stato lì, lascialo lì, no?-
-Caro, entriamo in quel negozio?- -Uff, ma che te ne fai di quegli accessori, ne hai già un quintale!-
etcoetera.

E' testato clinicamente che ciò accade in ogni coppia. Le motivazioni, però, sfuggono agli studiosi. Qualche ipotesi è stata fatta:
caso a)lui è un nerd e lei no. E' ovvio che a lei non importa nulla di cosa sia la Dharma Initiative e che reputi assurdo trascorrere la nottata a seguire Heroes in streaming su web. Le prime incomprensioni nascono quando lui l'accusa di aver lasciato ditate sull'ultimo Nathan Never.
caso b)lei è intellettuale e lui no. Lei cita Hegel e lui pensa che sia un giocatore del RedBull Salzburg; lei al multisala sceglie "Tre colori:Film Beige" di Wladislaw Puppardowskij mentre a fianco danno "Alien vs Predator III-The Raoul Bova's return". Le prime incomprensioni nascono quando lui guarda il GF10 sull'I-phone mentre lei al museo spiega perchè Goya era considerato a metà fra innovazione e tradizione.
caso c)lui e lei sono uguali. Hanno stessi interessi, stesse weltanschauung, sono identici. Le prime incomprensioni sono pure le ultime perchè, in realtà, la loro storia era finita già da un pezzo, ma entrambi hanno fatto finta di nulla, annoiandosi a morte davanti alla tv.

E' inutile dire che si tratta di ipotesi limitate, e che tante categorie sociali ne rimangono escluse. Altre ipotesi sono le benvenute, chi ne avesse è pregato di prendere contatto con Alda D'Eusanio.

Nota: tale sbrigativo post è parzialmente autobiografico, in quanto ispirato da un equivoco avuto con una persona a cui - eufemisticamente - voglio molto bene. Scusatene la scarsa consistenza e lo scarso spessore culturale, ma è mezzanotte passata e non sono neppure riuscito a rivedere "Harry, ti presento Sally".

sabato 20 giugno 2009

Siamo tutti condizionati. Dall'aria.

In Giugno, generalmente, fa caldo. Afa, cappe di umidità e sole accencante sfiancano anche le persone dotate delle più coriacee squame, e l'unico modo di ottenere refrigerio continuo e dai risultati concreti (bevute e gelati sono palliativi) è quella che viene convenzionalmente chiamata "aria condizionata".

L'aria condizionata, meglio dirlo subito, non è vera e propria aria. Contiene poche tracce di azoto, e quasi nessuna di ossigeno; pertanto non è consigliabile respirarla a pieni polmoni, in quanto potrebbe - e di solito è così - provocare effetti collaterali. Prendiamo un caso specifico di sofferente da "sindrome da aria condizionata"; per pura coincidenza lo chiamiamo Max, e lo etichiettiamo come un giovane che soffre molto il caldo. Max, ahilui, si reca spesso in luoghi climatizzati e si sposta frequentemente con i treni.
Sicuramente sarete entrati in qualcuno di quei luoghi di ritrovo per amanti della merceologia (il popolino li chiama "negozi") che, all'ingresso, soffiano sui visitatori un getto di potente aria calda. Ebbene, il nostro Max, quando visita questi loci non-ameni, rischia ogni volta un'embolia: arriva da fuori, sudato (fuori fa caldo, è Giugno) come una vacca che ha fatto jogging; entra, viene travolto da un'ondata di aria calda che lo soffoca e lo tramortisce; ripresosi, comincia a vagare fra gli scaffali, ignorando che l'aria condizionata "fredda" è costantemente in circolo. E all'uscita procedimento inverso. Dopodichè, puntualmente, Max emette uno o più sternuti e si ritrova col naso più chiuso del solito.
Non è ben chiaro il motivo che spinge impresari e semplici commercianti a provocare pandemie di influenza in estate. Si sospetta di lobby segrete composte da aziende farmaceutiche, che nella bella stagione vedono calare i propri profitti; o di una semplice forma di anti-conformismo da parte dei lavoratori indipendenti, atta a dimostrare la di essi superiorità e/o diversità rispetto al volgo, dandosi - in senso letterale - delle arie.

Ma ritorniamo a Max. Il nostro amico privo di sistema immunitario, abbiamo detto, è un fervido consumatore di treni. Trenitalia, come anche i muri sanno, non è solo una società dalla discutibile gestione, ma è l'emanazione del Lato Oscuro in Italia. I disagi da essa causati non riguardano solo scioperi o ritardi, ma si manifestano anche nelle piccole cose. L'aria condizionata è una di queste.
C'e una regolamentazione in merito:"Carrozza dotata di aria condizionata, si prega di tenere chiusi i finestrini", che però i viaggiatori non rispettano mai. Anche il Terzo Stato non è immune da colpe, seppur sia rintracciabile nell'indottrinamento coatto di uno stile di vita corrotto da parte dei mass media la causa scatenante di tale barbarie culturale&morale. Fatto sta che l'aria condizionata dei treni è caratterizzata da antropomorfica lunaticità: a volte non si sente per nulla, e si è costretti a tendere l'orecchio per assaporarne la freschezza (così fa Max); a volte, invece, si sente pure troppo. L'aria, in questi casi, straborda dalla grata posta sotto la finestra, e inonda il malcapitato passeggero sballottandogli la testa di qua e di là, e pervadendo ogni suo orifizio superiore. Le conseguenze sono solitamente gravi: Max, ad esempio, ne esce con un forte mal di capo e con un fastidioso torcicollo, ma se l'è cavata, essendo sopravvissuto ad un terribile abbiocco che, in caso di riuscita, avrebbe portato a esiti ben nefasti.

L'aria condizionata, abbiamo visto, è l'ennesima invenzione diabolica creata da quell'essere masochista che è l'uomo. Ci sono tutti i crismi per proporre una petizione popolare per, se non abolire del tutto, almeno limitare l'uso e prevenire l'abuso della "finta aria" che tanto male porta alle persone.
O perlomeno, facciamolo per Max.

venerdì 19 giugno 2009

Quasi quasi divento come lui.












Non sono un nerd, ma alcune tendenze in quella direzione le ho. Fra i quattro protagonisti del capolavoro "The Big Bang Theory", assomiglio più a Leonard Hofstadter, il nerd che non vuole esserlo.
Di sicuro non mi sento Wolowitz (apprezzo il genere femminile ma, ahimè, non sono ancora un maniaco compulsivo), nè Koothrappali (non sono così niubbo). Nè ovviamente - fosse anche per motivazioni di carattere squisitamente anatomico - credo di avvicinarmi a Penny, la vitale ragazza che condivide il pianerottolo con i nostri.
Mi perdoneranno i compagni di mille avventure fumettistiche e non, ma non ho mai avuto l'ambizione di diventare un nerd in senso stretto - e anche se lo volessi non potrei farlo causa scarse attitudini mnemoniche. Però mi sto innamorando (metaforicamente parlando, sia chiaro) del tizio della foto: ho paragonato le nostre esistenze e ho sommato due più due. E' risultato 5. Come le parole che compongono il titolo di questo post.

sabato 13 giugno 2009

(Io gli scrivo, ma tanto lui è uno di quelli che di qua gli entra e di là gli esce)

Caro Presidente del Consiglio e di tutto quello che vuoi,
sono un giovane precario (di salute) laureando in materie umanistiche; pertanto, credo di intendermi un pochino di cose linguistiche (la scienza di Saussure, non le limonate con la Noemi). Siccome che tu sei anche il mio Premier, volevo farti notare alcuni errori che hai fatto in alcune tue recenti dichiarazioni, così che la prossima volta farai più attenzione, anche di fronte agli ospiti (perchè Gheddafi è buono quanto ti pare, ma secondo me viene da noi per opportunismo, non perchè gli stai simpatico). Vengo al dunque (come mi hai insegnato a fare):

''La campagna di scandalo su veline, Mills e voli di Stato - ha detto Berlusconi - e' molto negativa per l'immagine del nostro Paese all'estero''. Per Berlusconi, si tratta di ''un progetto eversivo'' contro la sua persona: ''L'obiettivo - ha osservato - e' voler far cadere un presidente del Consiglio democraticamente eletto dal popolo. Se questo non e' un progetto eversivo...''.

Allora, scusa se te lo dico con tutta franchezza, ma con tutta franchezza secondo me qui ti sei fatto un autogol grandissimo: dai, è ovvio. Se tu non avessi candidato le veline alle Europee; se tu non avessi corrotto Mills, oppure se l'avessi corrotto ma ti fossi fatto processare senza farti le leggi ad personam; se non avessi portato Bagaglino e porci (o cani e porci, è uguale) sugli aerei a spese di tutti; se tu non avessi fatto tutto questo, l'immagine dell'Italia all'estero non sarebbe stata così negativa. Al massimo saremmo rimasti al "pizza, spaghetti e mandolino".
Questa è una. La seconda, poi, è un sillogismo imperfetto (un "baroco", in gergo). Come fai a dire che sei stato eletto dal popolo? Sei stato eletto da una parte del popolo. Non da tutto. E' diverso, perchè implica che ci sia qualcuno che la pensa diversamente da te. Non è una cosa da sottovalutare, sai? Eppure tu continui imperterrito:

''Bisognerebbe non avere ogni giorno sinistra e media che cantano la canzone del disfattismo e del catastrofismo'', ha detto. ''Anche voi - ha aggiunto rivolgendosi alla platea dei giovani imprenditori - dovreste operare: anzi dovreste fare di piu', non date pubblicita' a chi si comporta cosi'''. Poi in una precisazione attraverso lo staff della presidenza del consiglio, Berlusconi e' tornato sulla questione: ''Ho parlato di disfattismo complessivo, quando mi riferivo alla pubblicita' invece - dice - intendevo il leader del Pd e non i media''.

La sinistra si chiama sinistra, non perchè incute timore (anche se a vedere la Bindi e gli altri scarponi un po' te ne viene), ma perchè si differenzia dalla destra (che poi sei tu). Ma guarda se alla tua età ti devo ancora spiegare queste cose: ci sei tu e i tuoi amici (la "destra") e ci sono quelli che non la pensano come te (la "sinistra"), e poi ci sono anche altri che hanno in testa solo il Papa (il "centro"). E' ovvio - "è scritto nella Bibbia", se preferisci - che ognuno di questi gruppi la pensa diversamente, è una cosa genetica, to'. Ma non puoi dire agli altri "non pensarla diversamente da me" perchè poi diventi un dittatore. E tu non vuoi diventare un dittatore, vero? Ok, per te Benito era un allegro compagnone; allora pensa a Mao Tse Tung, che era comunista, cosa che magari ti fa rizzare quei 3 capelli finti che hai: vuoi diventare come Mao Tse Tung? Io non lo credo.
Però quando leggo queste cose:
E' inutile che dica ancora cosa penso di certe situazioni della magistratura. Ieri, qualcuno si e' scandalizzato perche' ho parlato di grumi eversivi. Ribadisco che ne sono assolutamente convinto, perche' quando con delle sentenze basate sul ribaltamento della realta' si vuole ribaltare la decisione popolare e si vuole sostituire chi e' stato eletto dal popolo, e a cui il popolo ha dato democraticamente la responsabilita' di governare, questo si chiama con una parola sola: volonta' eversiva ed eversione ,
secondo me è palese che non hai ancora imparato la lezione.
Perciò studia di più, e non stare sempre a fare l'amore! (che poi i leghisti ti invidiano, loro non lo fanno mai, per questo sono sempre incazzati)
Bene. Spero che questa mia lettera ti sia stata d'aiuto. Un "in bocca al lupo" per la tua carriera politica e buona serata,
tuo MaxBrody

mercoledì 10 giugno 2009

Chi non critica non crotica.

Grazie a ponderati e ponderosi studi, durati una decina di giorni, sono diventato un provetto critico letterario. Ora ve lo mostro andando a criticare un po' di opere letterarie.

I Promessi sposi, A.Manzoni
Non mi piace.

La divina Commedia, D.Alighieri
Mi piace.

La Gerusalemme liberata, T.Tasso
Mi piaciucchia.

Ulysses, J.Joyce
Io l'avrei scritto meglio.


Il Saggiatore, G.Galilei
La narrazione è un po' lenta. E poi, di cosa parla?

Le Fleurs du Mal, C.Baudelaire
E' come avere un mattone o un Ciociaro del McDonald's sullo stomaco. Non mi è piaciuto.

The Old Man and the Sea, E.Hemingway
Preferisco la montagna.

Il pendolo di Foucault, U.Eco
L'ho letto in mezz'ora.

Decameron, G.Boccaccio
Si possono saltare delle parti, ma nel complesso non è male.

Se questo è un uomo, P.Levi
La continuity viene rispettata.

À la recherche du temps perdu, M.Proust
Non mi ricordo come finisce. Nè come inizia. E neanche quello che c'è in mezzo, a dire il vero..

Il deserto dei tartari, D.Buzzati
Mi piacciono le trame complicate.

The Black Arrow, R.L.Stevenson
Avevo già visto lo sceneggiato di Canale 5, quindi l'ho letto di fretta.

Mein Kampf, A.Hitler
Quando l'ho finito ho preso la tessera di Hamas.

Ἰλιάς (Iliade), Omero
A volte anche il buon Omero sonnecchia.

Ὀδύσσεια (Odissea), Omero
Ma quando si risveglia rulla di brutto. La fantascienza che piace a me.

Nencia da Barberino, L.De'Medici
Che ridere, la satira sui potenti.

La Sacra Bibbia, AAVV
Mah. Va bene la sospensione dell'incredulità, ma qui si esagera.

Il codice da Vinci, D.Brown
.........(No, dai. I testi sacri non li voglio prendere in giro.)

venerdì 5 giugno 2009

Non sono capace nemmeno di fare il nerd.















Non so neppure riconoscere Silver quando me lo trovo davanti.

Questa è una macchia che resterà indelebile sulla mia fedina penale.

mercoledì 3 giugno 2009

Un racconto..colmo di tristezza.

Mi chiamo John. John Smith. Non è un nome molto originale, lo so, ma non l'ho scelto io. L'ha scelto mio padre, Jack. Già; abbiamo tutti dei nomi molto originali, in famiglia.
Mi chiamo John, dicevo, e sono un idraulico. Lavoro a ore, non guadagno molto. Il lavoro scarseggia. Si dice sempre che gli idraulici guadagnino tantissimo, che quando servono non ci sono mai, e che per questo vengano pagati a peso d'oro. Beh, io sono l'eccezione che conferma la regola: ci sono sempre, ma non mi cerca mai nessuno, e per questo vengo pagato poco. Se volessi fare una battuta, direi che mi pagano con la tara. Ma io non la voglio fare, non sono molto spiritoso. Me lo dicono tutti: "John, tu non hai senso dell'umorismo", "John, non essere sempre triste, devi ridere ogni tanto, che fa bene", e io dico "sì", "va bene", magari sorrido un po', un sorriso leggero, che si spegne subito. Non ho voglia di ridere. Soprattutto non ne ho motivo. Cosa ho da ridere? Faccio un lavoro che non mi piace (anzi, visto il numero di chiamate che mi arrivano, non-faccio un lavoro che non mi piace), non ho una fidanzata, i miei amici mi dicono che sono ritardato...sì, è proprio questo, che mi dicono, i miei amici. Oddio, forse non sono proprio così amici, ma ho solo loro e, visti i tempi, me li tengo stretti. Meglio male accompagnati che soli. La solitudine è una brutta bestia. Una iena, direi: brutta e infida, che ride alle tue spalle. E io, ritardato, non me ne accorgo. Forse un po' ritardato lo sono, lo ammetto. In senso "tecnico", intendo. Cioè. Il medico mi ha detto che ho una specie di cosa alla testa, e che questa cosa mi fa capire le cose in ritardo. Ad esempio, se mi diceste "Guarda quell'elefante giallo che vola" io non capirei subito e risponderei "Eh?"; solo dopo, quando mi avrete ripetuto "Ho detto 'guarda quell'elefante giallo che vola', ritardato!" - sempre che avrete avuto la voglia di ripetermelo - solo allora mi volterò e dirò "dove?". E voi riderete. E mi darete del ritardato. Così fanno sempre i miei amici.
Comunque, questa cosa del capire le cose in ritardo mi da parecchi problemi al lavoro. Quando devo aggiustare un lavandino a volte mi blocco perchè vedo una cosa lunga e cilindrica, che poi fa una curva a gomito e "entra" nel muro. E io non capisco cosa sia. Rimango lì, ci penso un po', ma niente. Probabilmente mi viene una faccia da maniaco, con gli occhi socchiusi e il sudore che cola dalla fronte sporca, le mani appiccicose che, curiose, studiano l'oggetto come fosse un manufatto extra-terrestre. Non la tiro per le lunghe, anche perchè l'avrete già capito: è un tubo. Un normale tubo. Ma io non lo capisco. E quando se ne accorgono i padroni di casa, che non capisco, allora diventa dura spiegargliene le ragioni. Di solito non mi credono, e mi cacciano. Allora torno a casa, e passo la serata a guardare la tv, più triste dei programmi che mi vengono propinati. Ma non per la cacciata o per i soldi. A quello ci sono abituato. Ma per il tubo, quell'oblungo coso di metallo, dalla forma astrusa, il Mistero più grande dell'Universo, più dei "da dove veniamo?", "dove andiamo?", "c'è vita nello spazio?"; a me non frega niente di quelle cose, sono troppo grandi per la mia intelligenza modesta. No, io vivo solo per quel tubo. E per gli amici. Se non avessi tubo e amici, amici e tubo, non avrei ragione di continuare a restare su questo folle mondo. C'è chi una ragione di vita non ce l'ha, e magari la fa finita e la chiude lì; io sono fortunato, ho gli amici e il tubo. A volte anche insieme. Arrivano gli amici con il tubo e, per scherzare, me lo danno in testa, ripetutamente, fino a che non mi sanguina l'occipite; poi scappano e io devo inseguirli. Non vinco mai, a quel gioco, però mi diverto. E' l'unico svago che ho. Eh, sì, sono fortunato ad avere degli amici. Solo ora me ne rendo conto. In ritardo.
Non guardatemi così, non è colpa mia, se ci sono arrivato solo adesso. Per me è già difficile capire un tubo, che pretendete?


Quiz: indovinate quale barzelletta ho trasposto in racconto?
a-Qual è il colmo per un idraulico? Non capire un tubo!
b-Un uomo entra in un caffè. Splash!
c-Un tubo entra in un uomo. Ahiahiahiahiii!!

martedì 2 giugno 2009

Ops, ci siamo sbagliati! Non era oggi la festa..

...l'unica "Repubblica" definibile realmente come tale è nata il 14 Gennaio.






(avete appena assistito a: Le Grandi Perle di MaxBrody)