domenica 31 maggio 2009

Oggi lanciamo un Messaggio Universale e poi parliamo di letteratura...che vogliamo di più?

Come riempire il blog in quest'uggiosa Domenica di primestate (primavera-estate)? Come fingere di aggiornare il diario telematico sì che le moltitudini di lettori che giornalmente cliccano sul Bidone possano pascersi delle mie parole?

Con il riciclo. Il riciclo è Vita. Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma, diceva un tale. E se lo diceva tale, io lo ridico quale. Datemi retta, amici, rendere il mondo più vivibile si può: se riciclate la vostra bottiglia d'acqua di plastica, questa non ingombrerà più nel vostro bidone dell'immondizia (e infatti siete sul Bidone, il blog dell'immondizia..perciò fidatevi) e avrete più spazio per nuovi rifiuti; se riciclate il vostro vecchio televisore, e fate attenzione a non comprarne uno nuovo, sarete liberi dalla schiavitù; se riciclate il vostro politico per almeno 5 legislature, non dovrete spremervi per cercarne un altro, e non sarete costretti a pensare con la vostra testa.

Riciclate: e respiriamo tutti un'aria nuova. (grazie agli alberi in più)

Oh, bene...mi pare giusto dare il buon esempio. Per l'occasione rispolvero una di quelle vecchie operette minori che un anno (e più) fa realizzai in esclusiva per Agarthi, il forum di Martin Mystère che ha la sventura di avermi come co-amministratore e che è sempre aperto a nuove utenze (avrete colto il subliminale invito); trattasi di uno "sfumetto", ossia di un fumetto che però fa talmente pena da non essere considerabile come tale.
Il tema trattato è uno di quelli più cari a questo blog: il rapporto fra la letteratura cosiddetta "alta" e la cultura di massa.
Se ne parla - forse troppo - da molti anni ma, da Eco in poi, la questione non è ancora giunta ad una soluzione. La letteratura popolare può dirsi realmente "letteratura"? Se prendiamo Dumas, o Conan Doyle, giusto per far nomi, la risposta parrebbe "sì". Ma osserviamo quanto le istituzioni letterarie, le riviste di letteratura e le recensioni ci offrono, e confrontiamo il tutto con i dati di vendita. Impossibile non accorgersi subito dell'evidente discrepanza fra un LeClezio (che è pur un Nobel), abbandonato sugl'iscaffali, e la smisurata emigrazione delle copie di una Rowling nelle case degli italiani. Saran tutti scemi gli italiani? A questo non sappiamo dare risposta, nè vogliamo darla, ma ci pare d'obbligo non fingere di ignorare il fenomeno, e dare alla Rowling quel che è della Rowling e a LeClezio quel che è di LeClezio (lo snobismo dei circoli intellettuali?).
A sentir certi critici, la letteratura parrebbe terminata con la "Commedia". A chi rimane un poco d'intelletto, tale affermazione non può che suscitare ilarità: chè anche Dante, se fosse ancora tra noi, si appassionerebbe alle peripezie di una Kay Scarpetta e godrebbe dei supplizi di un Eymerich che l'inferno sembra conoscerlo anche più di Dante stesso.

Trovate tutto questo nel fumetto qui sotto, ovviamente in maniera meno diretta e più metaforica (almeno fingete di crederlo); compreso nel prezzo, un omaggio ad un programma che fa della cultura la sua forza e che per questo ho seguito con entusiasmo dalla sua nascita, per poi rompermi le scatole l'anno scorso.


(Clicca sull'immagine per visualizzare)

venerdì 29 maggio 2009

Volevo dire una cosa a PierFerdinando Casini.

Scusami per l'irruenza di stamattina, di solito non attacco mai il telefono quando una persona, dall'altro capo, sta parlando.

Non ti voterò manco se mi paghi, però il rispetto viene prima di tutto...amici come prima?


Buona fortuna per la tua campagna elettorale e grazie della telefonata.

(Non) siamo tutti un po' Pep.















Josep Guardiola ha solo 38 anni. E' un bell'uomo, atletico, sa divertirsi ma non eccede nel cattivo gusto. Le donne vanno matte per lui.

Pep Guardiola ha successo: ha vinto una volta; ha vinto una seconda volta; ha vinto una terza volta, la più bella di tutte. Pep Guardiola è forte, sicuro di sè: era certo che sarebbe riuscito nell'impresa; ma Pep Guardiola non è vanesio, sa che l'umiltà è la prerogativa di ogni vincente. Pep Guardiola è anche modesto.

Pep Guardiola ama la cultura; adora i film di Bunuel e di Almodovar, conosce Cervantes a memoria; a scuola prendeva sempre "dieci" in tutte le discipline, dalla matematica all'italiano (sì: Pep Guardiola è anche poliglotta). Non parliamo poi dell'educazione fisica. Pep Guardiola faceva le prove anche per gli altri e poi dava i suoi voti ai compagni.

Pep Guardiola è un patriota, darebbe la vita per la Catalogna. Ma Pep Guardiola non è statico, il suo sguardo è sempre rivolto al futuro. Perciò non è un nazionalista sfrenato, e considera come casa propria anche la Navarra, la Galizia, l'Aragona e pure i Paesi Baschi, di cui condivide le spinte autonomiste, pur condannando gli eccessi violenti; Pep Guardiola alle Europee voterà, eccome: essere responsabili prima di tutto, è il suo motto.

Pep Guardiola non ama gli eccessi, preferisce la sobrietà. Non veste D&G, CK, B&A; ai marchi griffati preferisce un abito creato su misura dal sarto sotto casa. Pep Guardiola è contro-corrente: le major delle scarpe quali Reebok, Adidas, Nike, lo disgustano; Pep Guardiola le scarpe le compra all'Auchan col 20% di sconto, come la gente comune.

Pep Guardiola non è Dio, è un uomo qualunque, vulnerabile come tutti noi. Ma, come tutti i Grandi, Pep Guardiola si è fatto dei nemici, i quali sfruttano questa sua vulnerabilità: una volta Pep è stato accusato di aver preso del nandrolone; Pep poteva negare e infierire sui suoi accusatori, ma - pensate - ha optato per un più adeguato "silenzio degli innocenti".

Pep Guardiola mangia di tutto, ma non ingrassa. Potrebbe ingurgitare anche 300 cipolle, ma il suo alito continuerebbe ad odorare di rose. Inoltre, Pep Guardiola normalmente non suda; e, comunque, nelle rare occasioni in cui gli capita di farlo - durante dei match particolarmente intensi, per esempio - sotto le sue ascelle non si formano mai delle chiazze bagnate tipiche degli uomini deboli.

Pep Guardiola fa sesso tutte le notti, ma non è un maniaco: quando non gli va, non si vergogna di dirlo senza inventare scuse (anche perchè sarebbe inutile: Pep Guardiola non ha mai il mal di testa). Per lui amore e sesso sono impossibili da dividere: tutte le donne con cui va a letto le sposa. Pep Guardiola non è un ipocrita, sia chiaro: le ama tutte, una per una, dal profondo del cuore (e rispetta le leggi: non è poligamo, perchè prima di ogni matrimonio va all'Anagrafe e cambia nome).

Ma Pep Guardiola è anche tollerante: secondo lui, i gay non devono essere discriminati e non esita a manifestare insieme a loro nei vari Pride europei.

Pep Guardiola non è un chierichetto (ma rispetta i rituali di tutte le religioni): beve, fuma e dice parolacce, ma con moderazione. Quando vede un uomo schiacciare una mosca, lui prende l'uomo e lo riempie di schiaffi. Eh, sì, Pep Guardiola è animalista e socio di GreenPeace. E, quando occorre, non esita ad usare le maniere forti.
Pep Guardiola sa cucinare i manicaretti più prelibati, ma non sta sempre chiuso in casa. Nei ristoranti si fa sempre riservare il tavolo migliore e ai camerieri da del "voi".
Pep Guardiola non ruba gli asciugamani e le saponette dagli alberghi in cui pernotta. Semmai, se proprio ci tiene, compra l'albergo.

Pep Guardiola è ricco, ma è convinto che i soldi non facciano la felicità: perciò non dona nulla alle onlus, ma fa beneficenza direttamente, recandosi sul posto e toccando i bambini malati senza paura di contagiarsi.

Pep Guardiola, soprattutto, è generoso. Le sue vittorie le dedica a chiunque, ma non a sè stesso o alla sua squadra (hanno fatto solo il loro dovere, ama precisare). Pep è buono - ma non buonista - e ama la satira, e quando legge i blog che lo prendono in giro non li fa chiudere ma lascia un commento e si complimenta per l'ironia.

martedì 26 maggio 2009

Da quando c'è Lost la mia vita è cambiata.

A furia di stare seduto davanti alla tv, è aumentata parecchio.





(avete appena assistito a: Le Grandi Perle di MaxBrody)

lunedì 25 maggio 2009

Recensini: caos!

A leggere gli ultimi post di fila, sembrerebbe che questo blog si sia trasformato in uno studio psicanalitico. Per la gioia di tutti noi, quindi, torniamo a parlare di cose serie, di quelle che rendono la vita degna di essere vissuta.

L'ultima volta che ho recensinito qualcosa è stato dalle parti di Gennaio e, se i conti tornano, da allora dovrebbero essere trascorsi circa 5 mesi (giorno + giorno - giorno * giorno : ).
Come è normale che sia, non mi ricordo praticamente nulla di quello che visto/letto/sentito/annusato/mangiato nelle ultime 150 giornate o giù di lì; sto facendo le pulizie di primavera (o, viste le temperature, sarebbe meglio dire "di estate") e, spolverando i grumi di polvere accumulatisi sui miei neuroni, qualcosa sta saltando fuori...qualche libro (pochi), qualche fumetto (pochi), qualche film (pochi pure questi). Sembra quasi che io non abbia fatto niente per 5 mesi....possibile? Beh, ormai dovreste esservi ben abituati alle imprese del sottoscritto.

Comunque, veniamo a noi. Il reparto libri di inizio 2009 è miserello: avevo iniziato colmo di speranze la lettura della Guida galattica per autostoppisti di Douglas Adams (dopo aver impiegato solo due anni nella ricerca), ma dopo l'ottimo primo volume e la sosta nel Ristorante al termine dell'Universo (il 2°volume), ho abbandonato la caccia al terzo per dedicarmi agli studi - questa è la giustificazione della mia coscienza, ma è bene non crederle; oh, beh, la voglia di proseguire l'avventura di questa balzana "trilogia in cinque parti" è rimasta, e prima o poi mi darò da fare affichè prosegua.
Prima e dopo questi due, mi ero sciaquato le pupille con Ubik di Dick, che era stato bellissimo, e con la rilettura di alcuni racconti di Borges, che sono la dimostrazione che repetita juvant, e che juvant pure tant: imperdibili anche dopo esserseli sciroppati in tutte le salse. Un po' come Lost.

Del mio telefilm preferito sto seguendo la nuovissima 5°stagione, che è più bella della 4°, della 3° e forse pure della 2°, pur essendo molto diversa da ognuna di queste: come hanno detto più volte gli autori (i diabolici Lindelof&Cuse), ogni stagione è come un volume di un'unica storia, con una linea narrativa al tempo stesso autonoma e indispensabile nella comprensione delle altre. Insomma, la struttura che, a detta di chi scrive, dovrebbe possedere ogni prodotto seriale.

Avrete notato la scusa che ho adottato per saltare dalla sezione "libri" a quella "dei telefilm": forse vi sarete fatti l'idea che io abbia smesso di leggere libri intorno a Marzo. Beh, vi sbagliate. Perchè ho letto anche Regime, un libro vecchio ma, chissà perchè, ancora attuale, di Marco Travaglio, quel giornalista che in Germania vince i premi e che in Italia viene criticato da coloro che egli critica. Il libro, comunque, è scorrevolissimo. Dopo questa incursione nella realtà, mi sono abbandonato a dei romanzonti (il termine è un mio neologismo, ed unisce i termini "racconti" e "romanzo") necessari al superamento di un esame. Di un paio ne ho già parlato; si tratta di Agostino, dello straniante Moravia, e di Conservatorio di Santa Teresa di Bilenchi: entrambi trattano di ragazzini con problemi di tipo psico-sessuale (uh, un altro neologismo)...il detentore di questo blog tiene a ribadire che non ha assolutamente problemi psico-sessuali, ma è un tipo bizzarro e si diverte a compararsi con chi li ha, al fine di compiacersi della propria superiorità (salvo poi rimanere smentito dai fatti). Ma stiamo divagando: i due romanzi sono entrambi interessanti, soprattutto il primo; il che spiegherebbe come mai Moravia è noto ai più e Bilenchi no. Del primo non perdete pure i Racconti, che racchiudono in meno pagine la stessa forza sprigionata da Agostino (e poi, essendo più corti, li finite prima).

Fumettisticamente parlando, è stato periodo di magra per i miei scaffali (ah ah; rido perchè lo spazio sui miei..sul mio scaffale è finito da anni). Ho proseguito con le mie letture fisse e niente di più. "Martin Mystère" non ha offerto il meglio della sua produzione, ma le letture del numero 302, Meteore!, e del gigante n.13, La sindrome di Matusalemme, sono state piacevoli; soprattutto quella del secondo, per via dei testi di Alfredo Castelli, "cinico" e divertente come sempre. Peccato per il cambio di grafica, ma queste sono pare che lascio ai nerd (eccomi: la colonna di quarta di copertina non mi piace proprio per nulla, ritengo che rovini il disegno! Esigo che venga tolt..umpfff..eehi, non tappatemi la bocc..ehi, dove mi portate? Perchè indossate delle camicie bianche?).
"Nathan Never" prosegue senza troppi clamori, con storie non originali ma godibili, come i nn.213-214, il maxi n.4 e il n.215, tutti accomunati da una caratterizzazione dei personaggi "classica" ma con sbalzi d'umore un po' stranianti.
Di "Rat-Man", invece, non c'è proprio nulla da dire, se non che ogni numero è superiore al precedente (si vedano il 71, che chiude la bilogia di Ratto!, e il fenomenale 72, intriso di gag più demenziali del solito).

Film e affi(lm)ni. Come diceva la Bertè, siamo in alto mare. Ne ho visti e ne vedo troppi, tutti rigorosamente a metà, abbandonati quando il sonno prende il sopravvento (salvo poi scomparire appena appoggiata la capoccia sui guanciali). Uno, però, m'è rimasto impresso. E' il thriller/americanata The international, con Clive Owen che non si capisce se sia scarsissimo o bravissimo e Naomi Watts che non è caruccia come è stata in altre occasioni; l'idea di fondo non è male, in quanto molto "moderna", da intendere come "adeguata e verosimile", considerato che il film è ambientato ai giorni nostri, quando soldi&potere&tecnologia la fanno da padrone. A parte ciò, il film è una palla e infatti l'ho mollato a metà. Ma, comunque, l'ho fatto solo dopo aver guardato ciò che mi premeva, ossia la sequenza ambientata a Milano. Non perchè io un fan entusiasta di quella città, ma perchè quella fu la prima (e unica) volta a cui assistetti alle riprese di un film; perdipiù si trattava di un film americano, e la sola idea di essere lì mi eccitava (tenete conto che accadde due anni fa ed, all'epoca, ero in fase post-adolescenziale). Beh, dopo due anni posso finalmente dire che il risultato finale è stato abbastanza buono e, soprattutto, che mi eccito troppo facilmente.

Il post sta venendo troppo lungo e poi va a finire che non lo legge nessuno, nemmeno io; perciò per ora chiudo qui. Non fremete troppo nell'attesa (a chi mi rivolgo, se non lo legge nessuno?). Arrivederci alla prossima puntata de "Recensini!"

sabato 23 maggio 2009

Non è possibile che Sergio sia più in gamba di me!



















Nome: Sergio

Età: 13

Segni particolari: creato da Romano Bilenchi

Esperienze amorose: ha amato sua zia Vera, ma anche sua madre Maria gli piaceva. Ha amato molto una sua compagna di classe, Nide, che però lo reputa solo un amico

Cosa pensa delle ragazze: sono il male, illudono i ragazzi e poi li tradiscono; ma lo dice solo perchè Nide non lo fila più

Corteggiamento: è piuttosto abile, per la sua età; riesce subito a farsi amica la ragazzina che aveva puntato, e pian piano ad entrarci in intimità; fallisce solamente perchè Nide è una bambina di facili costumi

In questo momento: da ragazzino serio e maturo qual è, ha già digerito la delusione avuta dopo la fine della storia con Nide; negli ultimi tempi non ha avuto il tempo per altre storie, e si è dedicato, con la pragmaticità che solo i ragazzini cresciuti a pane e libri hanno, a progettare il proprio futuro


Nome: MaxBrody

Età: 21

Segni particolari: creato da...boh, a Dio non ci crede

Esperienze amorose: una volta, dopo gli approcci di una sua compagna di classe, si è vantato con tutti di essere fidanzato; il giorno dopo la suddetta compagna non lo filava di uno sguardo e il fidanzamento è terminato

Cosa pensa delle ragazze: se non ci fossero, bisognerebbe inventarle; ma lo dice solo perchè non le conosce a fondo come crede

Corteggiamento: è piuttosto imbranato, per la sua età; riesce tranquillamente a diventare amico di ogni ragazza che gli capita a tiro, e pian piano ad entrarci in intimità; fallisce nei suoi propositi, e rimane solamente un amico, poi fallisce pure in quello

In questo momento: da ragazzo immaturo e dallo stomaco delicato qual è, non ha digerito il pranzo; negli ultimi tempi pensa più o meno continuamente ad una ragazza ma, essendo appunto immaturo, ha preferito far finta di nulla e si è dedicato, con la fantasia che solo i ragazzi cresciuti a pane e fumetti hanno, a dire "farò quello e farò quell'altro", ma senza agire concretamente.


Sergio, sappi che ti sei appena fatto un nemico.

sabato 16 maggio 2009

Senza benza non si va da nessuna parte.



Sempre più avanti, sempre proteso al futuro, il Babbo Nordamericano. Ben prima della recente querelle fra Berlusconi e Veronica Lario, Daddy Yankee aveva già esplicitato alle masse la dolorosa questione.
La canzone "Gasolina" - che potete ammirare qui sopra - parla proprio di questo, di come le ragazze di oggi siano veramente, di come siano disposte ad ogni cosa pur di ottenere soldi e successo facili. Ma leggiamo il testo:

Subele el mambo pa' q mis gatas prendan los motores,
Subele el mambo pa' q mis gatas prendan los motores,
Subele el mambo pa' q mis gatas prendan los motores,
Que se preparen q lo q viene es pa q le den, duro!

Mamita yo se que tu no te me va' a quitar (duro!)
Lo que me gusta es q tu te dejas llevar (duro!!)
to los weekenes ella sale a vacilar (duro!!)
mi gata no para de janguiar porq...

A ella le gusta la gasolina (dame me gasolina)
Como le encanta la gasolina (dame ma gasolina) (x2)

Ella prende las turbinas,
No discrimina,
No se pierde ni un party de marquesina,
Se acicala hasta pa la esquina,
Luce tan bien q hasta la sombra le combina,
Asesina, me domina,
Anda en carro, motoras y limosinas,
Llena su tanque de adrenalina,
Cuando escucha el reggaeton en la cocina.

A ella le gusta la gasolina (dame me gasolina!!)
Como le encanta la gasolina (dame ma gasolina!!) (x4)

Aqui nosotros somos los mejores,
No te me ajores,
En la pista nos llaman los matadores,
Haces q cualquiera se enamore,
Cuando bailas al ritmo de los tambores,
Esto va pa las gatas de to colores,
Pa las mayores, pa las menores,
Pa las que son mas zorras que los cazadores,
Pa las mujeres que no apagan sus motores.

Tenemo' tu y yo algo pendiente,
Tu me debes algo y lo sabes,
Conmigo ella se pierde,
No le rinde cuentas a nadie. (x2)

Subele el mambo pa' q mis gatas prendan los motores,
Subele el mambo pa' q mis gatas prendan los motores,
Subele el mambo pa' q mis gatas prendan los motores,
Que se preparen q lo q viene es pa q le den, duro!

Mamita yo se que tu no te me va' a quitar (duro!)
Lo que me gusta es q tu te dejas llevar (duro!!)
to los weekenes ella sale a vacilar (duro!!)
mi gata no para de janguiar porq...

A ella le gusta la gasolina (dame ma gasolina!!)
Como le encanta la gasolina (dame ma gasolina!!) (x4)


Daddy Yankee è uno dei più grandi poeti in circolazione. Nell'allestire questa canzone dal ritmo sincopato, scandito un ritmo volontariamente ossessivo, a voler "martellare" l'animo dello spettatore, allo scopo di ficcargli meglio in zucca le sue idee, Daddy Yankee, dicevamo, nell'imbastire la canzone non opta per una soluzione anticonformista (d'altronde, cosa c'è di più conformista che atteggiarsi ad anticonformista?), ma adopera l'ormai consolidata tecnica messa a punto dalla scuola poetica del secondo Novecento & primo Duemila: per raggiungere anche i più distratti, unisce ad un testo dal linguaggio scarno ed essenziale una base musicale coinvolgente, ballabile anche nelle più accaldate discoteche (le donne semisvestite appaiono nel video proprio per dirci di togliere la giacchetta, se abbiamo caldo, e non soffrire inutilmente).

Fai ronzare il mambo che le mie gatte accendono i motori
Fai ronzare il mambo che le mie gatte accendono i motori
Fai ronzare il mambo che le mie gatte accendono i motori
che si preparino a quello che viene, che ci diano dentro (Duro!)

Mami, già lo so che non mi lascerai(Duro!)
Quello che mi piace è che tu ti lasci portare(Duro!)
Tutti i weekend lei esce in giro(Duro!)
La mia gatta non smette di divertirsi perché...

A lei piace la benzina (Dammi più benzina)
Come le piace la benzina (Dammi più benzina) (x2)

Ella prende le turbine
non discrimina,
non si perde ad un party della marchesina
se l'imbrunire è dietro l'angolo
c'è la tinta che hai mischiato a fare luce
assassina, mi domina,
va su carri, automobili e limousines,
riempe i serbatoi di adrenalina
quando cuoce i rigatoni in cucina

A lei piace la benzina (Dammi più benzina)
Come le piace la benzina (Dammi più benzina) (x2)

Quì noi siamo i migliori, non mi mettere fretta
nella pista ci chiamano i "Matadores"
tu fai in modo che qualcuno si innamori
mentre balli al ritmo dei tamburi
Questo succede alle gatte del tuo colore
a quelle più vecchie e a quelle più giovani
a quelle che sono più astute dei cacciatori
alle donne che non spengono i loro motori

abbiamo qualcosa in sospeso io e te
tu mi devi qualcosa e lo sai
con me lei si perde
lei non si arrende a nessuno (x2)

Fai ronzare il mambo che le mie gatte accendono i motori
Fai ronzare il mambo che le mie gatte accendono i motori
Fai ronzare il mambo che le mie gatte accendono i motori
che si preparino a quello che viene, che ci diano dentro (Duro!)

Mami, già lo so che non mi lascerai(Duro!)
Quello che mi piace è che tu ti lasci portare(Duro!)
Tutti i weekend lei esce in giro(Duro!)
La mia gatta non smette di divertirsi perché...

A lei piace la benzina (Dammi più benzina)
Come le piace la benzina (Dammi più benzina) (x4)


Che tristezza, vedere giovani ragazze svendere i propri ideali solo per un futuro ricco e nell'agiatezza. Ragazzine vuote, gatte morte interessate solo a scaldarsi con i motori, a ballare il mambo e a darci dentro. Dentro cosa? L'aggettivo duro, posto appositamente fra parentesi, pare suggerirci qualcosa.
Il Berlusconi di turno è gaudente, sta divertendo molto la sua gatta (almeno così s'illude); e sa bene che la giovane, ora che ha trovato l'America, non lo lascerà tanto presto: a lei piace la benzina, ne vuole ancora. E chi altri, se non l'America, può dargliene quanta ne vuole? (E si noti la bravura dello Yankee, nel giogo semantico della 'doppia metafora', nel non risparmiare una critica al proprio paese d'origine)

Sì: "Noemi" (un nome a caso) è ciò che il ricco industriale ha sempre sognato: una ragazza giovane, attiva, che s'intende di motori (prende le turbine, ma lo Yankee non specifica cosa se ne fa in seguito), è intellettualmente onesta e non discrimina per partito preso, non si perde ad uno di quei party che le varie nobildonne (le marchesine) organizzano invitando mezza Italia. "Noemi" gira solo su veicoli di un certo peso, "Noemi" è piena di adrenalina (sì che a letto i bisogni siano sempre soddisfatti) e, in teoria, cucina dei rigatoni più buoni di quelli della nonna (solo in teoria, sicchè nessuno l'ha mai vista ai fornelli).

Ma Daddy Yankee - ed è questo che ne fa un Grande - non si ferma qui, e in un finale al cardiopalma (tanto che il volume della musica sale progressivamente), ribalta la situazione, mostrandoci il lato più umano dell'ipocrita, vecchio, miliardario.
Noi qui siamo i migliori, ci chiamano "Matadores", afferma gagliardo l'abbiente, ma dalle strofe successive capiamo subito il perchè. "Noemi" non è l'Amore, non potrà mai esserlo. "Noemi" è solo una delle tante gatte del tuo colore che, in un modo o nell'altro, hanno provato ad accoppiarsi con "Berlusconi", per fuggirsene una volta ottenute fama e gloria: e infatti, il povero illuso conclude, mesto: esse sono più astute dei loro cacciatori.
Pietà per i ricchi annoiati che vanno con le ragazzine? Empatia per coloro che, avendo già tutto quel che di inumano esiste sulla Terra, cercano di possedere anche le persone dalle menti più fragili, le ragazzine?
Scordatevi queste cose da Daddy Yankee. Così, quando la lacrimuccia per il tapino stava per scendere, ecco che la prepotenza e l'arroganza dell'uomo riemergono alla superficie (abbiamo qualcosa in sospeso io e te, tu mi devi qualcosa e lo sai).
E il ritornello enfatico e sprezzante può ricominciare. Perchè una volta caduti nell'abisso della corruzione, è impossibile uscirne.

Riteniamo non ci sia altro da aggiungere, se non una breve chiosa. E' vergognoso osservare come chi ha costruito il proprio impero sul pettegolezzo e sullo scandalo altrui reciti la parte dello sdegnato una volta finito preda del proprio stesso ingranaggio, mentre c'è gente, come Daddy Yankee, che per scovare la verità e raccontarla al prossimo ha dovuto fare enormi sacrifici e vivere una vita come quella mostrata nel video. Daddy, sappi che in Italia non siamo tutti così.

lunedì 11 maggio 2009

Lo avevano capito pure le All Saints. (no, dico, le All Saints)



<< La sinistra con i suoi precedenti governi aveva aperto le porte ai clandestini provenienti da tutti i Paesi. Quindi l'idea della sinistra era ed è quella di un'Italia multietnica. La nostra idea non è così. >>

Noi, invece, non lo capiremo mai.

(immagine tratta dal video di
Rock Steady)