mercoledì 13 aprile 2011

Paradiso, stazione di Paradiso

È notizia dell'altroieri: Trenitalia, dopo decenni, abolisce le classi. Basta col marxismo ferroviario: da oggi i viaggiatori che prediligeranno il treno saranno tutti uguali, senza distinzione di ceto, sesso ed età. L'unico, inevitabile, discrimine sarà il prezzo del biglietto, com'é d'uopo in ogni Paese che civile vuol definirsi.
Basta con treni con carrozze semivuote destinate ad altoborghesi e managers rampanti e carrozze-bestiame con sottoproletari, piccoloborghesi, anticonformisti e suore (immancabili) stipati come sardine, con il vagone-ristorante (carrozza 5) a dividere razzisticamente persone da persone.
È una grande pensata, quella di Moretti (cognome che, dopo averci fornito birre "coi baffi" - nettamente migliori delle analoghe camicie - e film socialmente impegnati, si conferma come uno dei più intraprendenti della nostra penisola) ed a elencarcene i motivi è nientemeno che Gianluca Grignani.




Un viaggio ha senso solo senza ritorno
se non in volo
senza fermate nè confini
solo orizzonti neanche troppo lontani

In questo girotondo d'anime
chi si volta è perso e resta qua
io so per certo amico
mi son voltato anch'io
e per raggiungerti ho dovuto correre
ma più mi guardo in giro e vedo che,
c'è un mondo che va avanti anche se
se tu non ci sei più
se tu non ci sei più

e dimmi perché
in questo girotondo d' anime non c'è
un posto per scrollarsi via di dosso
quello che ci è stato detto
e quello che ormai si sa
e allora sai che c'è

c'è che c'è, c'è che prendo un treno
che va a paradiso città
e vi saluto a tutti e salto su
prendo il treno e non ci penso più

un viaggio ha senso solo senza ritorno
se non in volo
senza fermate nè confini
solo orizzonti neanche troppo lontani
io mi prenderò il mio posto
e tu seduta lì al mio fianco
mi dirai destinazione paradiso
paradiso città.


Gianluca Grignani non ha peli sulla lingua, altrimenti avrebbe problemi a parlare. Invece, egli dice immediatamente come stanno le cose: i treni, così come sono, fanno schifo. Un viaggio - dice Grignani - ha senso solo senza ritorno se non in volo, perché, dopo questo terribile viaggio di andata, fra finestrini che non si aprono, ritardi, bagni sporchi, sedili scomodi, per il ritorno prediligerò l'aereo. E che, sono scemo? suggerisce, non troppo velatamente, il cantante.
E subito descrive un ipotetico viaggio su rotaia di un gruppo di amici (potremmo essere noi, potreste essere voi), i quali, chi fermatosi a gozzovigliare al bar della stazione, chi svegliatosi tardi, prendono il treno all'ultimo secondo, e debbono così percorrerlo tutto sino alla carrozza da loro prenotata (di norma, se si sale in testa al treno, essa si trova in coda, e viceversa).
Gli sventurati, appena saliti a bordo della carrozza, rimangono travolti dal girotondo d'anime che, senza pace, si dannano per sistemare il bagaglio prima che lo faccia l'altro, o per sedersi a fianco del parente, per raggiungere quanto prima il bagno o per decidere chi, fra i due passeggeri a cui è stato erroneamente prenotato lo stesso posto, potrà bearsi della conquista. In questo vorticare, chi si volta è perso e resta qua, e passerà le seguenti ore in piedi dinanzi alle porte, fra un fumatore e un annoiato che fa avanti e indietro dalla carrozza-ristorante (carrozza 5). I nostri eroi provano a raggiungere il malcapitato correndo, ma non c'é più, trascinato a forza dalla famigliola con sette valigie a carico e quattro figli di età compresa fra i sei mesi e i cinque anni che urlano e piangono vibrosamente.
E così, fra una sfoltita e l'altra, il gruppo si disperde per i vagoni, e ai superstiti, pressati fra un passeggero e l'altro, non rimane che lasciarsi andare all'abitudine tutta italica di chiedersi il perché di tutto ciò. Si comincia da non c'é un posto per scrollarsi via di dosso quel signore un po' sovrappeso?, e si prosegue con lamentele assortite, sino a rinfacciare quello che ci è stato detto (ovvero che con la privatizzazione il servizio sarebbe migliorato) e a ricordare quello che si sa (ovvero che quando c'era Lui i treni partivano in orario). Una discesa (morale) verso gli inferi, che Grignani non può sopportare.
Eccolo, dunque, prendere una salomonica decisione. Sai che c'é? - domanda retoricamente - io prendo il treno che va a paradiso città, prendo il treno e non ci penso più. Mi prenderò il mio posto, e tu seduta lì al mio fianco. Con Trenitalia è possibile, dice Grignani. Grazie a loro non devo più affrontare problemi come quelli descritti prima. Le vecchie ideologie sono morte, ci racconta, ora l'unica differenza è il prezzo del biglietto: pago un po' di più, e viaggio da Dio.
E gli altri? Beh, come dico sempre, un viaggio ha senso solo senza ritorno se non il volo...


ndr: un ringraziamento particolare a Trenitalia, senza il quale questo post non avrebbe avuto motivo d'esistere.

3 commenti:

S ha detto...

Mi chiedo sempre come e quando elabori i tuoi post. :D
Bellissimo, per me uno dei migliori che hai scritto.

Francesco F. ha detto...

Ciao Max Brody. E ciao pure Tyrrel. Ora che il Sollazzo è morto (...) direi che possiamo incontrarci qui. Quindy, Max, vedi di postare un po' più spesso.

Comunque posso confermare che Grignani i peli sulla lingua ce li ha. Si nota distintamente in certe canzoni.
Questa però è bella davvero.

MaxBrody ha detto...

@Franz: proprio stamane m'é saltato in testa di cambiare look al blog, rendendolo più fresco e appetitoso con un disegno nuovo fiammante da me realizzato all'età di 23 anni.
E poi sei arrivato tu. La qual cosa mi fa molto piacere. Peraltro leggevo il "violino di Billy" prima che scomparisse. Può sembrare un'apparente sviolinata, e in parte lo è: ti rivoglio sul Sollazzo. Per chi li apro i topic bonelli, sennò? :P

@Tyrrel: hai presente quando hai mangiato quattro tramezzini ai wurstel e ti senti tutto un formicolio nelle viscere? Ecco, nei momenti successivi sono un fiume in piena :|