lunedì 2 marzo 2009

Re per una volta e Re per sempre.

Tutto cominciò quando una luce accecante mi accecò (se fosse stata abbagliante probabilmente mi avrebbe abbagliato). Tornata la vista, potei notare che dinanzi a me, dove prima non c'era nessuno, si trovava ora un ometto basso, rugoso, elegantemente vestito. Era Silvio Berlusconi, I°Re d'Italia&Balcani.
Mi raccontò di essere giunto dal futuro (le tecnologie del domani permettevano questo ed altro, anche se nell'"altro" non erano incluse le centrali nucleari di terza generazione), precisamente dall'anno 2059, anno in cui erano in corso le celebrazioni per il primo cinquantennio del Regno di Silvio I°. Infatti, come lo stesso cronauta aggiunse, fu proprio nel 2009, il "nostro" 2009, che si compì l'ormai famosa Marcia su Milano o Marcia di Settembre, che portò alla trasformazione coatta della Repubblica Italiana in Regno d'Italia (rinominato "d'Italia&Balcani" l'anno successivo, con l'annessione di Albania, Kosovo e paesi limitrofi), alleandosi con il Vaticano, spostando la capitale nel capoluogo lombardo (lasciando il titolo di "capitale religiosa" a Roma) e cancellando persino l'inoffensivo Stato di San Marino.
Il 2009, proseguì il mio curioso ospite, è stato (sarà) un anno cardine. Dapprima in maniera invisibile, poi via via sempre più sfacciatamente, il Governo svuoterà il Parlamento, imbavaglierà la stampa, limiterà l'accesso ad Internet ed instillerà nel popolo italiano un odio o comunque un fastidio per il "diverso", nazionalmente o sessualmente parlando. E, a ben pensarci, era proprio quello che stava accadendo, benchè fossimo solo all'inizio.
Silvio I° terminò la sua angosciante narrazione, e catarticamente ammise di essersi pentito, dopo aver osservato come aveva realmente ridotto il suo Regno (basti pensare ai danni provocati dall'uscita dall'Unione Europea e il susseguente ritorno alla Lira, svalutatissima e malvoluta dal resto del globo). Per questo, senza consultarsi con nessuno, agendo da solo ed evitando accuratamente i pallettoni degli sgherri del mefistofelico vicerè Maroni, Silvio si era introdotto nell'ormai smantellato - a causa della riduzione progressiva dei fondi per la ricerca - Cern di Ginevra e lì aveva usato la macchina del tempo, messa a punto nel 2044 dal ing.Eriberto Giorgio Bene. Tutto questo con un solo scopo: uccidere sè stesso.
Non starò a raccontarvi tutto quanto per filo e per segno, sappiate solo che un giorno, in Maggio, o forse era Giugno, non ricordo, riuscimmo ad avvicinarci al Presidente del Consiglio, intento a recitare un discorso davanti ad una consistente massa di giornalisti di Libero e casalinghe di Vigevano. Terminato il proclama, il premier si ritirò dietro il maxischermo che sovrastava il palco, e un BANG! secco lo centrò in pieno petto. La folla di dimenava, sconvolta, le donne urlavano, i bambini piangevano:avrebbero perso il loro eroe favorito, se solo il mio "amico" del futuro non si fosse tempestivamente mostrato sorridente, mentre il sottoscritto provvedeva a spiegare agli agenti di sicurezza e allo Staff del premier quanto stava succedendo, avvalorando le mie tesi con fruscianti mazzi di banconote fresche, riposti ordinatamente in alcune anonime valigie plasticate.
Ripensandoci ora, dovevo proprio essermi bevuto il cervello, quel giorno che Silvio era piombato in casa mia sbucando dalle pieghe dello spazio-tempo. Ancora una volta la sua figura sgraziata ma tipicamente italiota, la sua voce dall'influsso così urbanamente meneghino, il suo sorriso mi avevano fatto il lavaggio del cervello, facendomi bere cose non vere, così come accaduto nel ventennio prima con la maggioranza degli italiani.
Purtroppo me ne accorsi troppo tardi, quando, mentre ero intento nelle spiegazioni, l'ex Re tornato dal futuro per assaporare la soddisfazione di divenirlo nuovamente, mi additò come il mittente del proiettile a cui era miracolosamente scampato.
Così, mentre ora mi trovo nel Carcere-Isola di Lampedusa, non mi resta che rivolgere a voi che mi state leggendo un disperato appello: non costruitela. Non costruite la macchina del tempo. O Silvio sarà come Artù, Re per una volta e Re per sempre.

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