martedì 3 novembre 2009

Alla fin della fiera, è sempre la stessa storia.



Ma com'è che a Novembre tutto sembra sempre ripetersi, a questo mondo iterativo? E, come ogni anno, Putin c'ha freddo e non vuole dare il gas; e, come ogni anno, un politico della sinistra si dimette e costringe tutti alle elezioni anticipate; e, come ogni anno, la StarComics promette miniserie come se piovesse; e, come ogni anno, mi prendo l'influenza per colpa di quelli che, una volta saliti sul treno, sentono l'impellente bisogno di aprire la finestra, manco fossimo ai tropici.
La nostra società vive di punti fermi: si pensi al GF, tornato per la decima volta consecutiva (non che la cosa mi dispiaccia: per il decimo anno consecutivo ho la certezza che non guarderò Canale 5, il che non è certo un male).

Su questo stuzzicante e angoscioso tema, un'analisi è stata tentata, anni orsono, da quel grande sociologo delle masse che è Angelo Branduardi. Nella canzone "Alla fiera dell'est", il Branduardi sfruttava il meccanismo della "ripetizione ciclica" per seguire le peripezie dello sventurato topolino acquistato dal papà alla fiera, sino allo svelamento finale.
Non stiamo qui a leggere l'intero testo, che, come si è detto, gioca tutto sulla continua litania dei due soldi e del mercato orientale, oltre che sull'estenuante elenco di 'cliffhanger di strofa' (i quali, assommati, sono la gustosa applicazione "su strada" della teoria cosiddetta 'dei 6 gradi di separazione' - quella per la quale io conosco te, che conosci Silvio, che conosce Mangano, che conosce Riina, che conosce Al Capone, e così via).
Ci basti l'ultima strofa, che contiene il succo della vicenda.

Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E infine il Signore, sull'angelo della morte, sul macellaio,
che uccise il toro, che bevve l'acqua, che spense il fuoco,
che bruciò il bastone, che picchiò il cane, che morse il gatto,
che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.

Oltre al danno, la beffa: i due soldi, al padre, chi glieli ridà? Non può nemmeno pregare (ammesso che sia credente, e se lo è, che lo sia di religione cattolica), giacchè è proprio Dio a dare il via a tutto. Forse che il Branduardi voglia rimandare al Gran Giogo della Vita? Con quei capelli che si ritrova, forse lo vuole pure. Ma a noi interessa ora un altro aspetto della questione: la ripetizione. Che poi anche questa faccia parte della volontà del chiomato cantante, è possibilissimo: ti mostro la realtà, ma se la realtà è iterativa - e questo l'abbiamo dimostrato sopra - allora ti mostro l'iteratività. Come a dire, Socrate è mortale, come tutti.

E allora: se, nonostante il topo venga continuamente mangiato dal gatto, il quale viene morso dal cane, che viene picchiato dal bastone (ma chi lo muove? Forse Dio? Branduardi, sogghignante, non nega), il quale a sua volta viene bruciato, il fuoco spento, l'acqua bevuta, il bue ammazzato, il macellaio colto d'ictus, sino a Dio assassino di angeli; se, nonostante tutto questo, il padre insiste, imperterrito, ad ogni strofa, a comprare un dannato topolino, pur consapevole del destino che lo attende e dei giochi politici che questo gesto metterà in movimento; se il padre (che non è stupido; è dell'est ed è ricco, ma non è stupido), se quest'uomo, conscio di essere la causa dello sputtanamento di Dio Creatore -perchè di questo si tratta - non esita un momento a dare il via al loop...se non fa lui, perchè non dobbiamo farlo anche noi?

Perchè no?
Perchè Putin ha freddo, ad esempio. Ed è meglio non farlo scaldare troppo.

1 commento:

luttazzi4ever ha detto...

Tu non stai bene. Ma è normale dato che non lo sei mai stato.

Blogghettando qua e la ti propongo una cosuccia a questo link: http://bradbarron.forumfree.net/?t=44036682&view=getlastpost#lastpost

Fammi sapere, lì, che cosa ne pensi.