lunedì 1 marzo 2010

Marzo, dolce sbadigliare.

Er primo Marzo,
in romano, m'arzo.
Devo annà a Bomarzo..
uff..no, nun m'arzo.

A Marzo, i roseti sono in fiore (facciamo finta). A Marzo, leggiadra è l'aere. A Marzo, al mattin il sol fa capolin dalla montagn, a mezzogiorn sta in alt nel ciel, vers le cinq-cinq e mezz tramont dietro la montagn (un'altr, non la stess del mattin). Marzo mese della rinascita, mese della Primavera, e di tutto ciò che ad essa è annessa: le piogge, il Botticelli, il polline, le solite cose.
Questo dal 21. Prima no, niente Botticelli.
Ma il fatto che Marzo sia iniziato, anche in tempi bui come quelli che stiamo vivendo, tempi nel quale un ex-erede al trono dedica canzoni ad una patria la cui lingua egli parla nello stesso modo in cui io parlo il pugliese, tempi in cui grandi scossoni accadono solo al di là del Mare Oceano, mentre il tran-tran in cui siamo immersi ci porta a ridere quando ne capita qualcuno anche da noi, tempi ove giudicare i giudici non è comportamento giudicabile e non giudicare i giudici che giudicano in maniera non giudicabile è giudicabile (dai giudiziosi), tempi che conducono lo giudizio mio (giudicabile, lui sì) a pensare che, se cotale mese ha pensato bene (e deve averlo fatto con coscienza, visti i tempi elencati) di tornare a farci visita pure stavolta, io penso che non sia, appunto, solamente un caso di coscienza (5°stagione), e che sia consigliabile goderselo - il mese - il più possibile.
Poi ditemi com'è andata.

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