martedì 25 agosto 2009

Dunque, sfigato lo sono già..ora mi manca solo un camion giallo, e anch'io sarò felice














Keith è un ragazzo particolare. Non socializza molto, trascorre tutte le sue giornate insieme al suo unico amico, un camion giallo sgangherato. Già da questo si capisce che Keith è una persona strana, un po' come quelli che trascorrono le loro giornate a parlare di fumetti su internet. Però Keith non è un decerebrato, è un ragazzo intelligente, sveglio, maturo, ma che ama divertirsi. Divertirsi davvero.
Non come fa Natalie. Lei è una ragazza con la testa sulle spalle (altrimenti sarebbe stata morta, credo, o un fantasma): fa i compiti, studia e prende sempre bei voti, spettegola con le amiche, le piacciono i cantanti giovani con i capelli sulla fronte, va d'accordo con mamma e papà, e la sera va alle feste (negli USA c'è una festa ogni sera) col suo rampante ed esotico ragazzo. Insomma, Natalie fa la vita che tutti vorrebbero fare (anche quelli che dopo i 20 anni leggono ancora i fumetti, of course).

Keith e Natalie si ritrovano a collaborare per un progetto di chimica (negli USA quando fanno queste cose tutti si divertono sempre, da me era tanto se non ci avvelenevamo l'uno con l'altro), cosicchè lei deve sopportarsi tutte le stramberie del ragazzo. Stramberie che, però, la divertono. Persino più della festa serale. Se ne accorge piano piano, così come pian piano scopre le qualità del giovane (anche perchè è Jesse McCartney, le qualità non le tiene certo nascoste).
Il film non fa dell'originalità dell'idea la sua forza: ed ecco, quindi, che i due si innamorano l'uno dell'altra, ma non se lo dicono.

E' giusto così. Perchè dichiararsi, quando si può stare zitti e soffrire entrambi? Lo diceva anche il Poeta, "Amor, ch'al cor gentil rempaira sempre amore": basta questo. Le parole sono superflue.

Perchè Keith è un film che non ha bisogno di parole. No, nemmeno di queste. E nemmeno delle tue, se è per questo. L'emozione che viene trasmessa allo spettatore è talmente forte che, mentr'egli assiste alla distruzione, da parte di Natalie, della propria vita, i contorni dei suoi occhi non possono che farsi indefiniti, come nei cartoni giapponesi.
La forza dell'Amore. Keith e Natalie sono le due metà della medesima mela. E così, quando queste metà arrivano a congiungersi carnalmente, le pupille dello spettatore non possono non farsi luccicanti, alla vista di quell'amore finalmente portato alla luce. Senza parole, com'è giusto, solo con il calore del corpo. (Probabilmente il luccichìo degli occhi è dovuto anche a un moto di invidia verso i due copulanti, oltre che all'empatia nei confronti dei due giovani: ma ciò è valido solo se gli occhi appartengono a uno di quei ventenni di cui dicevamo sopra).

Può funzionare davvero, una storia simile? Nella realtà ciò non accadrebbe mai. Nel film, neppure. Si dice che il cinema è finzione. Ma Keith non è cinema, è la realtà trasposta su pellicola, è il mondo davanti alla cinepresa. Siete voi, sono io, siamo tutti noi (io volevo fare quello che va alle feste, ma il ruolo era già occupato).
Non vi anticipo il colpo di scena, ma sappiate che Keith è malato e morirà di lì a breve. Non è forse questo il destino che attende tutti noi? Sì, ma non così presto. La vera morte, qui, è la morte della morte. La morte della morte della morte, esatto. Ecco il vero insegnamento che ci viene qui offerto: l'Amore trionfa su tutto, sempre.

Però Jesse McCartney muore, e io godo. Tiè.*


*
Spiegazione: Nella mia vita di accanito cinefilo, ho pianto solo con un film, ET. Ed è accaduto solo perchè avevo 4 o 5 anni, e a quell'età non potevo accettare che il bambino e l'alieno si fossero detti addio (a dire il vero, non lo accetto tutt'ora, ma è un altro discorso). Però io sono uno di quelli che con i film sentimentali si commuovono sempre. Motivo per cui cerco di evitarli il più possibile, giacchè ho una maschera da imperturbabile macho da difendere. C'è, però, una persona a cui tengo molto (solito eufemismo) che, per qualche imperscrutabile ragione, è una fan di Jesse McCartney e di questo film, sicchè sono stato spinto a guardare ambedue: il primo (Jesse) per studiarne le mosse e capire come mai attragga quella persona più del sottoscritto (credo che sia per via del camion giallo), il secondo - il film - perchè ero solo in casa e potevo permettermi, nell'eventualità, di commuovermi a mio piacimento (come poi è accaduto). E se mi commuovo, significa che il film mi è piaciuto. Lo so, Morandini mi fa un baffo, mi fa.

2 commenti:

Serlon ha detto...

Sì, ma c'è il verso di sapere anche come si intitola questo film, oppure dobbiamo scartabellarci internet in lungo e in largo per saperlo?

MaxBrody ha detto...

Sei un frignone anche tu!! Lo sapevo! :D

(il film s'intitola "Keith"..se avessi letto davvero il post, l'avresti capito..!)