lunedì 20 settembre 2010

Nuovo Ulivo e Alleanza Democratica - parte terza. (una mia lettera a Walter Veltroni)

Ricordate la lettera di Bersani a Repubblica, un mese fa? E la mia risposta, due settimane fa?
È di oggi un'altra lettera, stavolta di Veltroni. Immediata la mia replica.
Avanti il prossimo!


Caro Direttore,

ho letto in un articolo del suo giornale che, secondo i soliti anonimi bene informati (sicuramente esistenti), in realtà il documento firmato da 75 parlamentari del Pd altro non sarebbe che un mio diabolico disegno per diventare il cosiddetto "Papa straniero" che il suo giornale ha indicato come possibilità per dare più forza al centrosinistra e del quale hanno parlato diversi dirigenti del Pd.

Io stesso vi ho fatto riferimento, a Repubblica tv, sostenendo, come Anna Finocchiaro, che non si debba escludere, in caso di elezioni anticipate, di scegliere, come fu nel '96, una persona della società civile che possa aggiungere apertura e consenso al centrosinistra. Tutto qui. Aggiungo che penso dovremmo smetterla tutti di parlare solo di nomi e di persone, tutte con le loro legittime aspirazioni, visto che Berlusconi è ancora lì e che il rischio peggiore per il paese è che ci resti, coltivando, con l'arroganza della debolezza, i suoi progetti di sfarinamento di una autentica vita democratica. Il primo obiettivo è, per tutti, farlo dimettere al più presto. Ma il secondo è costruire una credibile alleanza riformista, che cambi radicalmente questo paese malato. Questo è il senso del documento che nasce dalla preoccupazione - e dalla constatazione - che, all'auspicato tramonto del berlusconismo non corrisponda l'alba, come sarebbe naturale in tutti i paese europei, di un nuovo ciclo, questa volta davvero riformista. Un tempo inedito per l'Italia, in cui si possa spezzare la continuità gattopardesca della sua storia politica, e sfidare tutti i conservatorismi per introdurre innovazione , cultura delle opportunità e spirito di solidarietà in questo sfibrato paese.

Ma no, queste sono balle. Avremmo fatto tutto questo perché io vorrei essere il "Papa straniero". Chi spiffera queste fesserie applica agli altri il proprio modo di ragionare. Voglio essere chiaro. Sono oggi uno dei pochi dirigenti del Pd che non ha incarichi. Non li ho chiesti, non mi sono stati proposti. Ho solo domandato di andare, come semplice componente, nella commissione antimafia per fare un lavoro difficile, bello, esposto. E spero di aver dato insieme agli altri, in questi mesi, un certo contributo a far tornare il tema della legalità, legato anche alla indispensabile ricerca della verità sulle stragi e sui misteri italiani , in cima all'agenda del centrosinistra.

Ci sono già abbastanza candidati per primarie non fissate, in vista di elezioni non convocate. Io non sarò tra questi, anche per i motivi indicati con chiarezza da Eugenio Scalfari nel suo bell'editoriale di domenica. E credo che chi si riferisce al "papa straniero" come possibilità pensi ad una personalità proveniente dalla società civile. Io sono e resto un dirigente del Pd, partito che ho contribuito a fondare. Dunque smettiamola di parlare di nomi. In questo il centro destra è molto più resistente di noi. Perde elezioni, litiga, si divide. Ma chi sono i leaders di questo schieramento? Gli stessi del '94: Berlusconi, Fini, Bossi, e , nella sua nuova posizione, Casini. Noi, moderni Ugolino, ne abbiamo divorati a decine, a cominciare dalla sciagurata interruzione della più bella esperienza riformista Italiana, il primo governo Prodi. Per questo, io che non ho votato Bersani, lo riconosco come leader del mio partito e nel documento, solo ad avere la pazienza di leggerlo, non c'è una parola che metta in discussione la leadership o invochi congressi. C'era una frase che poteva apparire sgradevole, è stata tolta.

Dunque smettiamola di mettere in giro veleni inutili e abituiamoci all'idea che ci sia chi vuole solo discutere di una oggettiva difficoltà non dopo le elezioni, per sacrificare poi un altro agnello, ma prima. Perché se è vero che in questa fase il berlusconismo è in difficoltà, è anche vero che il Pd, in un momento che dovrebbe essere favorevole, è al 24%. Chiedersi perché è un dovere, per chi crede e ama il partito democratico. Enrico Letta dice che c'è turbamento per il documento. Io ho visto anche molto turbamento per le reazioni al documento. E comunque ne avevo percepito molto, di smarrimento, nel vedere i dirigenti del Partito proporre per tutta l'estate ogni tipo di alleanza, in una escalation figlia di incertezza. Il governo Tremonti, l'alleanza con Fini, che ha correttamente ribadito le sue origini in Almirante, Il rapporto preferenziale con Casini, che mi pare coltivi legittimamente altri progetti, una santa alleanza da tutti gli interlocutori esclusa. Io mi sono attestato sulla linea che avevamo deciso nell'unica riunione tenuta: se cade Berlusconi un governo di emergenza per affrontare crisi sociale e legge elettorale. Anche questa girandola di posizioni e il concentrarsi solo sulla tattica fa smarrire i nostri militanti e i nostri elettori. Perché mostra una sfiducia in un Pd grande, aperto, che possa essere il perno di una alleanza riformista.C'è un'altra osservazione che mi viene fatta. Quella secondo la quale i settantacinque parlamentari, molti di più dei venti previsti dai soliti spifferatori, avrebbero fatto un "regalo a Berlusconi" scrivendo il documento. Sono sincero. Questa equazione ha una matrice, non rassicurante, che giunge da troppo lontano.

Discutere non è dividersi, mai. Solo Berlusconi ha l'idea che un partito sia una caserma di sua proprietà. Noi no. Noi siamo e dobbiamo essere una grande macchina democratica. E dobbiamo trasformare i malumori in sereno confronto e poi in energia unitaria. Il regalo all'"avversario di classe" rischia di essere un Pd che non riesca a esprimere fino in fondo la carica di disagio e l'ansia di cambiamento. Non dieci cartelle cortesi e unitarie ma un problema che tutti dobbiamo affrontare insieme, collaborando con il segretario, che è segretario di tutti noi. E cercando di nuovo di aprirsi a quel "movimento" della società che fu "Il popolo delle primarie".Proviamo a sperimentare, è la mia risposta positiva all'invito di Letta che immagino impegni anche il gruppo dirigente, il modello più discussione, più unità. Mi chiedo, se il gruppo dirigente avesse reagito al documento dicendo "E' un contributo, discutiamone", se questo non sarebbe stato più utile a evitare una drammatizzazione e toni francamente inaccettabili. Mi si permetta solo di dire che nella mia esperienza di segretario del Pd ho fatto i conti, all'interno del partito, con cose più difficili di un corretto documento di parlamentari. Nacquero legittimamente associazioni politiche di deputati e senatori, con tanto di iscrizioni, televisioni, convegni pubblici su temi di attualità. E in piena campagna elettorale per la Sardegna, in uno scontro durissimo con Berlusconi, uscirono interviste e posizioni di dirigenti contro la linea e la leadership. Io non dissi che era un "regalo a Berlusconi" e anzi, dopo la sconfitta, mi dimisi caricandomi, può immaginare con quale dolore, tutte le responsabilità sulle mie spalle.

Discutiamo e stiamo uniti. E' questo il mio impegno. E la proposta di una iniziativa di tutti i dirigenti del Pd contro la ferita democratica della compravendita dei voti di Berlusconi va in questa direzione. Nella mia vita politica ho sempre cercato di unire. E non cambio.

Walter Veltroni

(20 settembre 2010)


La mia risposta:

Caro Walter Veltroni,

come già scrissi a Pierluigi Bersani, sono un potenziale elettore del tuo partito, che però non ti vota. Come già scrissi a Pierluigi Bersani, ti prego di perdonarmi se ti do del 'tu'. Ma, come già scrissi a Pierluigi Bersani, credo che voi politici svolgiate un ruolo di rappresentanza e che pertanto un certo attaccamento con la base elettorale che vi sostiene (sosteneva) sia fondamentale, se non addirittura d'uopo. E poi, caro Uolter, tu sei quello che due anni orsono girovagava per la Penisola (l'Italia, dico) col pullmann verde, spacciandosi per "giovane" e rinnovato figlio dei fiori, indi per cui se non dai del 'tu' tu stesso, chi lo deve dare, D'Alema?

Beh, caro Uolter, sarò franco: non è che io ti stimi più moltissimo. Sì, ok, quello che scrivi nella missiva è sacrosanto e hai il pieno diritto di scriverlo, però, 'nsomma, dai. Un po' di coerenza. A te piace fare l'Obama della situation, gli hai pure prefatto (prefazionato?) il libro, e questa è una cosa che tutti ti stimano. La stimo io, la stima Enrico Letta, la stima anche Pierluigi Bersani, in fondo. Te la stimava anche Berlusconi, due anni fa, quando continuavi a porgergli la pargoletta mano e quello te la restituiva piena di mozzichi fino al gomito. Ora: Obama lo può fare solo Obama, e lo può fare solo in America, perché gli yankee, saranno pure obesi, zoticoni, bigotti, anche razzistoidi, va', ma quando ci si mettono, ci si mettono: in Italia chi vuoi che ci si metta? E si metta a fare che? Che cosa vuoi fare, Uolter (scusa se insisto a chiamarti così, ma da quando seguo il telefilm Fringe fatico a chiamare 'Valter' un Walter), in concreto, per cambiare le sorti di quel dolore ostello che è la nostra Patria? Nella lettera parli di "governo di emergenza per affrontare crisi sociale e legge elettorale", cioé la stessa cosa di cui parlava Bersani, che peraltro consideri ancora tuo leader. E allora, si può sapere che vuoi?

Perdonami il tono perentorio, Uolter Veltroni, tu stesso sai bene che il vostro elettorato è sfiduciato, e, del resto, a quanto pare hai scritto la lettera solo per ribadire l'innovativo concetto a chi è già d'accordo (ovvero tutti, anche gli avversari politici). Che poi, sarà poi così vero, questo concetto? A me Pierluigi Bersani piace: all'inizio no, ma ultimamente ha tirato fuori un po' di zebedei romagnoli...forse gli ultimi, perché la Lega vuole che la Romagna seceda dall'Emilia, e se lo vuole la Lega, son dolori, Veltroni, tu lo sai bene, tu che l'hai rincorsa per tutto il 2008. Il che è peraltro un fatto positivo, perché almeno hai capito che è quello l'elettorato a cui dedicare maggiore attenzione, pieno com'é di sfiduciati di sinistra.

Ma Pierluigi Bersani, a differenza tua, non ha alle spalle una campagna elettorale disastrosa. Tu sì, e non lo puoi negare, perché se fai l'Obama lo fai fino in fondo (non è che fai un po' Obama e un po' Clinton, o uno o l'altro). A questo proposito: ma non dovevi andare in Africa? Lo dicesti nel 2003, che, terminato il secondo mandato da sindaco di Roma (nel 2011) ti saresti ritirato nel continente nero a fare quello che dovevi fare. Invece, in questo momento delicato, in cui Berlusconi è un po' a rischio (solo un po', ma meglio che niente), tu te ne salti fuori con un documento e una lettera che dicono cose che sanno tutti, solo perché ti annoi e vuoi "discutere": adesso devi discutere? Negli ultimi due anni che hai fatto, a parte riabilitare Craxi? Mah.
Dici: vabbé, il mandato da sindaco di Roma è terminato prima del previsto, dovevo impiegare il tempo in qualche modo. Eh, sì: peccato che quel mandato è terminato per volontà tua, e che le elezioni anticipate vinte dall'ex-fascista amico degli ebrei (sta sempre con loro) sono state una conseguenza dalla tua decisione di fare il salvatore della sinistra (che non solo non hai salvato, ma sta peggio di prima).

Ma io ti capisco, Uolter Veltroni. Non è facile essere così avanti sui tempi da esservi indietro, come teoria della relatività vuole. A te piace discutere, ti piace fare il real-socialist (in senso USA), quello che ama la cultura, i libri, finanzia il festival del cinema anche a costo di non riparare mai le buche della Prenestina o di altre strade (pressoché tutte). Ma questa è una costante dei sindaci di Roma, per cui te l'abbuono. A te piace essere tollerante e buono con tutti, Veltroni, e io sono d'accordo con te. Proprio per questo ti domando: perché non tolleri Bersani e il partito che tu stesso hai contribuito a fondare? [Anche se su questo punto ci sarebbe da discutere: visto che state tutti là da quindic'anni, 'sto partito avrà minimo trenta fondatori.]

Insomma, ti pare questo il momento di mandare la lettera a Scalfari, che poi non ho capito perché scrivete sempre a lui e a me no, chi sono io, il figlio della serva? Anch'io sono obamiano, real-socialista, progressista, mica solo te e gli altri settantaquattro che ti danno ancora retta. Dovete scrivere agli elettori, non a Scalfari.
È bello sognare, Uolter, ma in politica si dev'essere pragmatici. Per cui, ripensaci: cambia.

Saluti e pace,

tuo
Max Brody

(20 settembre 2010)

post scriptum: te lo ricordi cosa cantavano i mitici Pitura Freska? "Ma sarà vero? Dopo Miss Italia nera un Papa nero". Si riferivano a Prodi, ovviamente (dato che la canzone è del '97). Dopo quel bel biennio, tu hai mai più visto una Miss Italia nera? Denny Méndez è stata l'ultima. Allo stesso modo, vedi in giro "Papi stranieri" in grado di guidare forze riformiste? Chi sarebbero questi illustri esponenti della società civile? Montezemolo? Marchionne? Tanzi? Lo sai, vero, che un esponente della società civile si è affacciato alla politica nel 1994 con lo stesso obbiettivo, e non riusciamo a togliercelo più dai piedi?
post scriptum bis: Prodi non era un esponente della società civile, era un democristiano (buono, ma sempre affiliato a un partito).

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