giovedì 3 giugno 2010

I was Lost, too.



Non sarà l'ennesima celebrazione e spiegazione del perchè Lost è bello, innovativo, ecc.ecc.
Sarà la celebrazione e spiegazione del perchè A ME Lost ha cambiato, nel suo piccolo, la vita. Chi legga stia attento: anche se vi ho fatto attenzione, qualche spoiler potrebbe essere sfuggito.

Io sono uno a cui è sempre piaciuto sognare. Inventarsi nuovi mondi, fantasticare, impersonare personaggi. E direte: quando si è bambini si è tutti così. Non è vero, fidatevi. Ma io sono sempre riuscito ad attaccare alle persone che avevo intorno le mie manie (i fumetti, i film fantastico-avventurosi, ecc), o meglio, la voglia di fantasticare. Non del tutto, certo: ognuno ha i propri interessi. Però, per un certo periodo, avevo "nerdizzato" mezza scuola.
Ad un certo punto, però, giunse il tempo di crescere. Gli altri, piano piano, abbandonarono i miei interessi e si dedicarono ai loro (giustamente). Dall'alto mi venne imposto di non occuparmi più di certe frivole questioni, ma di cose 'da ragazzi'. Banalmente: venni obbligato a non leggere più i fumetti Disney e ad interessarmi ad altre cose (calcio, macchine modificate, alcol, figa... fate voi). Attenzione: non sto dicendo che sia sbagliato interessarsi a quelle cose, anzi, ad alcune ero già interessato (indovinate quale), ad altre mi sarei interessato comunque - come poi è accaduto -(calcio), ad altre no (auto) - non si può essere tutti uguali -; il punto è che a me venne imposto. Non so voi, ma io non ho mai sopportato le imposizioni, di qualunque tipo. E infatti continuai a leggere fumetti Disney di nascosto per un annetto e mezzo, salvo poi stufarmi per conto mio (era l'era Muci). Anche perché avevo cominciato con alcuni Bonelli, che mi prendevano di più. Quindi, bastava attendere. Ma non è facile far capire certe cose a certe persone.
Comunque, man mano che passava il tempo mi accorsi che la vecchia compagnia (o almeno, quella che io reputavo tale), la quale aveva deciso di proseguire altre strade, non mi si filava più. Col senno di poi, non aveva tutti i torti: ero abbastanza idiota, all'epoca. Ero un piccolo Nemesis, un piccolo Fumo Nero che rompeva le scatole a tutti con le sue ossessioni bambinesche.
Cominciò così il secondo periodo della mia vita. Ero sempre un piccolo MIB, ma stavolta non volevo commettere lo stesso errore. Sicché, anziché "nerdizzare" gli altri, mi feci "nerdizzare" da loro. Mi appassionai, come detto, al calcio, alle ubriacature (anche se ero astemio), ad altre cose di cui in realtà non m'importava granché, ma non volevo rimanere nuovamente solo.
Ovviamente, quando ero riuscito a ritrovare una vaga serenità, fui obbligato a cambiare compagnia e a ricominciare tutto da capo. A questo periodo risalgono gli insulti razziali; le mie stupide reazioni servite solo a prolungare l'agonia; le mie amicizie con persone che, in condizioni "normali" avrei probabilmente (e forse ingiustamente) detestato, in quanto antitetiche a me; ecc ecc. altre cose poco interessanti. Sta di fatto che, alla fine, con atteggiamenti più equilibrati anche da parte mia, anche quella fase si concluse abbastanza tranquillamente.
Era il 2006, l'anno della maturità (scolastica, non mentale). Con qualche settimana di ritardo, scoprii che il 22 Settembre del 2004 un aereo si era schiantato su un'isola deserta. A bordo, 349 passeggeri, in gran parte morti nell'impatto. Alcuni, però, erano sopravvissuti e si stavano preparando a vivere delle avventure in quel luogo misterioso. Ciascuna di queste persone era lost, era perduta, sola, si lasciava alle spalle una vita da pesce fuor d'acqua, e ora pareva aver trovato il mare in cui sguazzare. Io, che da anni mi sentivo un pesce non solo fuor d'acqua, ma già spinato e pronto per la cottura, non potevo che immedesimarmi con ognuno di quei personaggi.
E pian piano, come Jack, John, Kate, James, Jin, Sun, Sayid e altri ancora, cominciai ad aprire (o a RI-aprire) un po' i miei orizzonti, a conoscere nuove persone, a riscoprire il piacere di condividere interessi comuni (veri, non forzati) con esse. Potei farlo solo tramite internet, purtroppo, ma andava bene lo stesso. Sì,ok, il resto della mia vita andava avanti nella monotonia dell'università, con tante conoscenze e zero amicizie vere, tanta superficialità e zero condivisioni. Ma non importava, perché tanto ogni giorno sapevo che c'erano quegli individui virtuali, pronti a parlare di ciò che più mi interessava (che non era solo il telefilm, sia chiaro, non vorrei che ci prendeste per pazzi; quello era solo un pretesto per "stare insieme" e condividere tante altre cose).
Dato che - per una qualche imperscrutabile regola che muove l'universo - io non posso essere sereno troppo a lungo, anche questo periodo tuttosommato felice cominciò a volgere al termine: Lost iniziava a scontentare tanti - ma non noi pochi -, alcuni mollarono, altri magari no ma non condividerono più. Per farla breve, sennò domani stiamo ancora qui: provai a ricostruirmi un'esistenza per conto mio; per un po' mi sembrava di esserci riuscito; non è stato così, da lì tutti i nefasti ultimi mesi.
Diventare "man of faith" dopo essere stati "man of science" è dura.

Bene. Cosa volevo dire con questo triste e smarronevole excursus sulla mia mesta esistenza?
Beh, ora Lost è finito. E guardando quel finale, mi sono accorto della mia condizione di Fumo Nero, che vuole attaccarsi ad ogni cosa, pur di andarsene e non rimanere più solo. Arrivando a commettere gesti insani pur di ottenere i suoi scopi.
Oggi mi piace pensare che questi ultimi anni trascorsi insieme ai superstiti del volo Oceanic 815, agli Altri, ai boaties, siano stati, proprio come accaduto a loro, il mio limbo fra la vita scialba vissuta prima del crash e quella nuova che attende oltre la luce di essere goduta appieno, in serenità.
Per questo motivo ho deciso di cambiare atteggiamento, di seguire il consiglio di Jacob ("è solo una riga di gesso su una parete", ossia, "ma che problemi ti fai?") e, soprattutto, di un altro personaggio che non cito in quanto mi dichiaro nemico degli spoiler stile Tgcom e TvTalk. Da oggi (da due giorni fa), ogni volta che mi sembrerà di stare per commettere i soliti errori, ripenserò a quelle parole: "fattene una ragione, e vai avanti".
Ci riuscirò? Mah. Come ho detto, mi piace sognare. Fatevene una ragione, e andate avanti pure voi.
Ecco perchè Lost mi ha cambiato, nel suo piccolo, la vita e perchè ne farà sempre parte. Non perchè in queste sei stagioni ho riso, ho pianto, mi sono impaurito, incazzato, intristito, esaltato, scervellato su mille teorie, realistiche o assurde che fossero (in una parola: divertito). Ma perchè anch'io, come Jack, John, Kate, James e gli altri ero, inconsapevolmente, Lost.


E ora un commentino serio. Durante gli ultimi minuti di Lost ho pianto. Dopo mi sono fatto una grossa risata (chi ha seguito può capire perché).
Ora impugno la mia penna verde con scritto "I'm Lost", e chissà che accadrà.


Avevo promesso che non l'avrei fatto, ma non resisto. Ecco perché Lost è bello:

Nessun commento: