mercoledì 8 settembre 2010

Nuovo Ulivo e Alleanza Democratica - parte seconda. (una mia lettera a Pierluigi Bersani)

Ricorderete, un paio di settimane fa, la lettera di Pierluigi Bersani a "La Repubblica". Siccome che mi ha colpito molto tanto, ho pensato bene di rispondergli e dirgli la mia, in quanto privato (di tutto) cittadino.
Questa la lettera di Bersani:

CARO direttore,

dopo anni di illusione berlusconiana l’Italia continua a regredire sul piano economico e sociale e si allontana, alla luce di ogni parametro, dai paesi forti dell’Europa. Nello stesso tempo l’impegno a riformare e a rafforzare le istituzioni repubblicane si sta trasformando in una deformazione grave della nostra democrazia. Ci si vuole trascinare ad un sistema dove il consenso viene prima delle regole e cioè delle forme e dei limiti della Costituzione; dove si limita l’indipendenza della Magistratura; dove il Parlamento viene composto da nominati; dove il Governo ha il diritto all’impunità e ad una informazione asservita e favorevole; dove si annebbiano i confini fra interesse pubblico e privato. I segni di tutto questo li abbiamo potuti valutare in questi anni berlusconiani: regressione dello spirito civico e della moralità pubblica, politica ridotta a tifoseria, allargamento del divario tra nord e sud, nessuna buona riforma sui problemi veri dei cittadini. Il populismo infatti è, per definizione, una democrazia che non decide, specializzata com’è nell’usare il governo per fare consenso e non il consenso per fare governo. Il dato di fondo della situazione politica sta qui, mentre la questione sociale e quella del lavoro sono senza risposte e si drammatizzano ogni giorno. Il consenso per Berlusconi è ancora largo, ma il rapporto fra parole e fatti e fra promesse e realtà diventa sempre più labile anche nella percezione dei ceti popolari. Vengono alla luce degenerazioni corruttive che vivono all’ombra di un potere personalizzato. Gli strappi all’assetto costituzionale non sono più sopportati da una parte della destra attratta da ipotesi liberali e conservatrici di stampo europeo.

A questo punto per Berlusconi la scelta è fra ripiegare o alzare la posta. Per l’Italia la scelta non riguarda più solo un governo, ma finalmente una idea di democrazia e di società. La prossima scadenza elettorale, più o meno anticipata che sia, comporterà in ogni caso una scelta di fondo. Rispetto a tutto questo, la proposta alternativa soffre ancora di debolezze che devono essere rapidamente superate. Il venir meno di una promessa populista produce sempre, direttamente o specularmente, fenomeni di distacco dei cittadini dalla politica, una spinta alla radicalizzazione impotente, espressioni vere e proprie di antipolitica che possono insorgere da ogni lato. Il compito dell’alternativa è quello di trasformare grande parte di queste forze disperse in energia positiva, collegandole ad un progetto politico capace di sorreggere non solo una proposta di governo ma una proposta di sistema. Tocca al PD innanzitutto, come maggiore forza dell’opposizione, indicare una strada che colleghi efficacemente l’iniziativa di oggi alla sfida radicale e dirimente di domani.

Rendendoci disponibili oggi ad un governo di transizione non cerchiamo né scorciatoie né ribaltoni. Sfidiamo piuttosto la destra a riconoscere la realtà e ad ammettere l’impossibilità di mandare avanti l’attuale esperienza di governo e ad introdurre correttivi, a cominciare dalla legge elettorale, che consegnino lo scettro ai cittadini, per tornare poi in tempi brevi al voto. Sarebbe questo un tradimento del mandato elettorale? L’elettore in realtà è stato tradito da chi non è più in grado di rappresentare la sua coalizione e mantenere le promesse del suo programma.
Sarebbe questo uno strappo costituzionale? Qui siamo all’analfabetismo o alla sfacciata malafede. E’ l’esclusione in via di principio di questa ipotesi, il vero strappo costituzionale!

Chi ha rispetto della Costituzione della Repubblica e del suo Presidente deve considerare invece tutte le possibilità. Noi lo facciamo. Noi consideriamo la possibilità che il Governo provi a sopravvivere con una specie di respirazione artificiale, rifiutandosi di prendere atto della sua crisi politica. Una soluzione che non porterebbe lontano e alla quale risponderemmo con una opposizione netta. Riteniamo infatti doveroso che la destra in disfacimento certifichi la sua crisi in Parlamento. Consideriamo altresì la possibilità che la situazione precipiti verso un vuoto politico e verso elezioni svolte con questa sciagurata legge elettorale, in una situazione economica, sociale e finanziaria di acutissima criticità. In questo caso la nostra proposta avrebbe la stessa ispirazione che oggi ci fa proporre un governo di transizione; una ispirazione cioè che deriva dall’analisi di fondo cui ho
accennato. Noi proporremmo un’alleanza democratica per una legislatura costituente. Un’alleanza capace finalmente di sconfiggere una interpretazione populista e distruttiva del bipolarismo, capace di riaffermare i principi costituzionali, di rafforzare le istituzioni rendendo più efficiente una salda democrazia parlamentare (a cominciare da una nuova legge elettorale) e di promuovere un federalismo concepito per unire e non per dividere. Sto parlando di una alleanza che può assumere, nell’emergenza, la forma di un patto politico ed elettorale vero e proprio, o che invece può assumere forme più articolate di convergenza che garantiscano comunque un impegno comune sugli essenziali fondamenti costituzionali e sulle regole del gioco. Una proposta che potrebbe coinvolgere anche forze contrarie al berlusconismo che in un contesto politico normale (come già avviene in Europa) avrebbero un’altra collocazione; una proposta che dovrebbe rivolgersi ad energie esterne ai partiti interessate ad una svolta democratica, civica e morale. Come si vede, questa idea nasce dalla convinzione che la fuoriuscita dal berlusconismo non sia un processo lineare, cioè legato ad una semplice alternanza di governo in un sistema che funziona. Si dovrà uscire, lo ribadisco, da una fase politica e culturale e non solo da un governo, verso una repubblica in cui alternanza e bipolarismo assumano la forma di una vera fisiologia democratica.

Per dare l’impulso decisivo a questo cruciale passaggio occorre l’impegno univoco, leale, convinto e coeso di tutte le forze progressiste, che sono adesso chiamate a mettersi all’altezza di una responsabilità democratica e nazionale.
Come potrebbero queste forze essere credibili se in un simile frangente non dessero per prime una prova di consapevolezza, di unità e di determinazione comune? Ecco allora la proposta di un percorso comune delle forze di centrosinistra interessate ad una piattaforma fatta di lavoro, di civismo, di equità, di innovazione e disponibili ad impegnarsi ad una progressiva semplificazione politica e organizzativa che rafforzi il grande campo del centrosinistra. Un simile percorso dovrebbe lasciarci definitivamente alle spalle l’esperienza dell’Unione e prendere semmai la forma e la coerenza di un nuovo Ulivo. Un nuovo Ulivo in cui i partiti del centro sinistra possano esprimere un progetto univoco di alternativa per l’Italia e per l’Europa e mettersi al servizio di un più vasto movimento di riscossa economica e civile del Paese. Dunque, un nuovo Ulivo ed una Alleanza per la democrazia.
Su queste proposte il Pd vuole esprimere la sua funzione nazionale e di governo.

Su queste basi politiche il Partito Democratico organizzerà per l’autunno una grande campagna di mobilitazione sui temi sociali e della democrazia. E’ giunto il tempo infatti di suonare le nostre campane.

Pierluigi Bersani

(26 agosto 2010)


Ed ecco la mia risposta:

Caro Pierluigi Bersani,

ti scrivo così mi svago un po'. Sono un potenziale elettore del tuo partito, che però non ti vota (poi ti spiegherò il perché). Ti prego di perdonarmi se ti dò del 'tu'. Ma ho idea che tu sia un tipo alla mano, e poi sono convinto che voi politici svolgiate un ruolo di rappresentanza di noi cittadini e che, quindi, siate voi stessi dei cittadini, e fra cittadini che la pensano allo stesso modo ci si dà del 'tu', io credo. Forse sono un po' all'antica, ma la formalità è d'uopo solo nelle occasioni formali, non credi? Certo, tu puoi obiettarmi che questa lettera pubblica è un'occasione formale, ma tu sei un mio rappresentante, ricordi?, e un po' di confidenza ci vuole, sennò come fai a rappresentarmi a dovere? E questo, in teoria, è già uno dei motivi per cui non ti voto. Mi spiego meglio: quando nacque, ormai quattro anni orsono, il Pd mi piaceva moltissimo. Non perché mi piacesse il nome o perché trovassi azzeccati i colori (anche perché chi li ideò non si sforzò molto, li copiò dal Pd USA): ma perché reput(av)o che quella fosse la direzione giusta da intraprendere per dare una svolta alla stantia politica italica.

Sono convinto, come probabilmente lo sarai tu, che parlare di "destra", "sinistra" o "centro" sia sbagliato, in quanto sono etichette che non servono a nulla: sicuramente saprai che la "destra" si chiama così perché, quando venne creato il Parlamento, i liberali e i conservatori sedevano in quel lato, mentre i progressisti sedevano sulle poltrone situate nell'ala di sinistra (utilizzo i termini "progressisti" e "conservatori" per fare prima, perché conosciamo tutti il progressismo di Crispi). Probabilmente lo saprai anche tu, dicevo, epperò nella tua lettera utilizzi costantemente le due parole (tre con "centro"): fai bene, perché il primo ad utilizzarle è l'attuale Presidente del Consiglio, il quale, come tutti gli UR-Fascisti sanno, deve, per prima cosa, semplificare il lessico, e, seconda, avere un 'nemico' da additare. Così si rincitrullisce la plebe incolta: e, proprio come ribadisci più volte nella tua missiva, oggi la plebe incolta è ormai rincitrullita pressoché del tutto (poi, certo, magari un focolaio si riaccende da una parte, ma altrove se ne spegne un altro).

Pertanto fai bene ad appropriarti del linguaggio del tuo avversario politico, e fai altrettanto bene a non esagerare. Sai, devo farti una confessione: ho trovato davvero azzeccata, dal punto di vista lessicale, la tua lettera (non una in particolare, tutte assieme così come le hai disposte): ultimamente sembra che tu abbia capito cosa fare. Però, Pierluigi (senza "compagno": aboliamo quella parola, sa di vecchio), se hai capito cosa fare, perché continui a circondarti di certi individui? Mi riferisco, chessò, a Fassino, a Enrico Letta, a D'Alema, a tanti altri... offri una vasta scelta. Perché non li convinci a farsi da parte? Non perché siano particolarmente cattivi, c'é di peggio, ma, sant'iddio, se la gente, hai presente la gente?, se la gente ripete in continuazione che non vogliono quei personaggi, fatti furbo, no? Forse sarà il caso di non averli più intorno, se vuoi far sì che le tue proposte vengano accettate: perché per far sì che vengano accettate, esse debbono essere votate, e per essere votate, devi avere più voti di quanti ne hanno quelli che non vogliono accettarle, e quindi devi avere più seggi, e quindi devi vincere le elezioni.

Ora: tu mi parli di "Nuovo Ulivo". Cioé, non ne parli a me, ne parli a Eugenio Scalfari: ecco, a proposito, vedi che fai ancora degli sbagli? Perché ne parli a Eugenio Scalfari? Che, il suo voto è determinante? Ti fa vincere lui le elezioni? O te le fanno vincere i tuoi elettori? Queste cose le devi dire prima di tutto ai tuoi elettori, che ne so, alle Feste Democratiche: ecco, alle Feste Democratiche vai tu e dici queste cose, senza invitare Schifani, possibilmente. Tu devi guardare anche alle persone: non è che puoi allearti col primo che passa. Tu hai proposto l'Alleanza Democratica per cambiare la legge elettorale: sono d'accordissimo! Però, forse avrai notato, Di Pietro non ci sta: é un guaio, perché la sua fetta di elettori è determinante; Fini ciondola, perciò escludilo, non tenerlo più in considerazione: se vota la tua proposta, bene, sennò amen. Casini: pone troppe condizioni... fatti rispettare, per Dio! Nel suo partito ci sono dei condannati, devi proprio legarti a lui? Vendola non ti piace? Vendola parla in modo buffo, è divertentissimo prenderlo in giro, e tu, che conosci le strategie berlusconiane, sai che alla gente piace prendere in giro i politici: Prodi e D'Alema erano sbeffeggiati di continuo. Tu sei un tipo simpatico, personalmente preferirei te a Vendola, però Vendola suscita maggiori entusiasmi, e popolari, e populistici. Fai un po' te: parlate da mesi di primarie, primarie qui, primarie là, ma quando le fate? Aspettate che si vada a votare?

Mah, caro Bersani, io ti capisco. Non è facile occupare certi ruoli. E' un po' come quando tutti si credono il ct della Nazionale di calcio: tutti a criticare, ma vorrei vedere loro cosa farebbero in determinate circostanze... (detto fra noi, io critico sempre la Nazionale di calcio). Queste sono critiche fatte un po' così, però dovresti starle a sentire. Tu sei un bravo guaglione, però ti circondi di gente evitabile. Capisco benissimo l'importanza della moderazione, della diplomazia, del dialogo. A volte, però, ci vuole anche una presa di posizione. Ultimamente mi sembra che tu ne abbia presa una, anche se hai aspettato che lo facesse prima Fini (che, ricordati, è un paragnosta e ricomincia pure a parlare di Almirante e fasci vari).
Mandiamo al macero falce e martello, e via tutti i conservatori del partito: fallo diventare quello che avrebbe dovuto essere, un partito progressista. Concedi la possibilità ai poveri gay di sposarsi e godere degli stessi diritti delle coppie eterosessuali; buttati sull'ambiente, e non permettere a certi tuoi colleghi di partito di dire cose conservatrici, tipo le centrali atomiche, che non risolvono niente e provocano solo scontri; invece di andare a Sanremo a far figure barbine, occupati degli operai, dì a chiare lettere che Marchionne è un sòla, e che uno che fabbrica le macchine non può atteggiarsi a Gandhi, manco avesse salvato il mondo (mi riferisco al discorso fatto ai ciellini); il populista fallo solo sulla carta, sui giornali, come hai fatto con la tua lettera: dal vivo comportati spontaneamente, come sei.

Io credo che tu sia una brava persona, Pierluigi Bersani, non lasciarti trasportare dagli avvenimenti, creali tu, ma con calma; evita le cattive compagnie, e pensiona quelle anacronistiche, datti al nuovo. Parla con i vecchi, ma in mezzo ai giovani. Rivolgiti ai giovani - a quelli dotati di senno, ovviamente - come il simpatico e pimpante nonno che sembri, quello a cui tutti vogliono bene e che prendono come esempio. Tipo il nonno di Heidi, hai presente?
Heidi gli voleva un bene dell'anima. Anche Peta, o Pete, come si chiamava... ecco, fatti voler bene così. E poi parli a Clara, ché quei due sono abbastanza stupidi, mentre Clara è sveglia, non è cattiva, ma non la pensa come te.
E quando avrai fatto a capire a Clara le tue istanze, non dimenticando di voler bene ad Heidi e Peta, facendo ciò che è giusto per loro, avrai svolto serenamente il tuo compito e potrai farti da parte, anche se, così facendo, le elezioni successive saranno rivinte da Berlusconi. Che vuoi fà, è l'Italia.

E' un mondo dificile, caro Bersani, lo so bene. Proprio per questo, fai qualcosa. 'Ste campane, le hai suonate? O sei ancora lì ad aspettare che il parroco ti dia il permesso?

Tante care cose,
tuo Max Brody

p.s.: saluti a Eugenio Scalfari! Perdoni l'intromissione!

(08 settembre 2010)

5 commenti:

Colei che... ha detto...

Mi sa che non ti leggera' mai... peccato. ;) Ciao!

MaxBrody ha detto...

Eh, lo so che in Italia si legge poco...!

comunque arrossisco, grazie)

Anonimo ha detto...

Condivido pienamente il suo punto di vista. Ritengo che questa sia un'ottima idea.
Assolutamente d'accordo con lei. In questo nulla in vi e credo che questa sia un'ottima idea. Sono d'accordo con te.

S ha detto...

Fantastica, completamente d'accordo con quanto hai scritto. Ma proprio tutto, anche il finale heidesco!

P.S.: se la lettera era rivolta al direttore, allora si tratta di Ezio Mauro. :P
(o è stata scritta in risposta a qualche editoriale di Scalfari? - il quale viene sempre continuamente chiamato direttore così come Casini che lo chiamano presidente solo perché lo è stato della Camera)

MaxBrody ha detto...

No, hai ragione, è Ezio Mauro. Però non se lo fila nessuno, e Scalfari s'impiccia sempre... come dici tu, lo chiamano ancora tutti "direttore" :)