giovedì 17 luglio 2008

Al Larme (abbr. Alberto Larme)

E così concludiamo la trilogia degli "allarmi/all'armi/al larmi". Una cosa che volevo fortissimissimamente (ma missi-missi, eh!). Il blog è mio:chi poteva impedirmi di farlo? Forse tu? O tu? Beh, tu forse potevi, ma tu, invece....mettiti l'anima in pace.

E così è svelato anche il tema del post odierno: nome.

No, amici, non la città dell'Alaska centrale, quella che conta 3590 abitanti (non è che abbiano altro da fare, in Alaska..fa' freddo, c'è vento, i lupi...mica possono andare in giro a guardare le ragazze in topless, e allora si contano); di quella città preferiamo non occuparci, in quanto abbiamo un pregiudizio verso le persone che abitano sopra il parallelo n (n viene scelto ogni giorno dal cardinal Tettamanzi).

Parleremo dei nomi, intesi come entità grammaticali, semantiche, semiotiche, et coetera.
Mostreremo come i nomi siano una cosa negativa, l'ennesima produzione della becera mente umana.

Un esempio, che può valere per tutti (sempre che tutti abbiate il mio stesso nome): io ho un nome, che la Repubblica Italiana, per mezzo dei miei genitori, mi ha affibbiato. E' un nome particolare, buffo, imprevedibile e, last but not least, brutto.
Ad esso, inevitabilmente, è associato un cognome (il quale, cosa strana, è lo stesso del mi' babbo).

Poi ho un altro nome (e cognome). E' quello con cui voi mi conoscete; per rispettare la privacy dell'utenza, lo indicheremo così: M*x B***y

Ebbene, questi nomi sono stati portatori di guai & disgrazie inimmaginabili.
E questo accade, giorno dopo giorno (e notte dopo notte, e anche crepuscolo dopo crepuscolo, e ..avete capito) ad ognuno di voi. Ripeto:ad ognuno di voi. [Ripeto perchè sono megalomane, ndsottoscritto]

Ammettete la verità, dai; quanti di voi si fanno chiamare per nome? Nessuno alza le mani. E' ovvio, ed è anche giusto così, in fondo.
Io preferisco capire di essere desiderato per mezzo di "ahò", "Ehi, tu"(con la variante accusativa "ehi, te"), "coso", "scusa"(sostantivato) oppure "uè", "abbelloo"(magari) o, ancora, facendo uso di segni gestuali internazionali, quali il Toc Toc sulle spalle o la pacca o la manata sull'occipite (benchè quest'ultimo non mi piaccia molto). O tramite cognome, o soprannome, o con il secondo nome (il famoso M*x).
Tutto questo, ma mai il nome ufficiale.

Mai.

Questo è bello, ma capitano, a volte, incovenienti spiacevoli.

Per capirci; poniamo che un'altra persona che si trova nelle mie vicinanze abbia come nome "ufficiale" M*x e che qualcun'altro la stia chiamando. Ebbene, io sono talmente assuefatto al secondo nome da scambiarlo per quello "ufficiale" e sarò portato a credere che l'individuo stia attirando la mia attenzione. Da qui tutta una serie di equivoci e qui pro quo difficilmente giustificabili ("No, scusi, è che anch'io mi chiamo M*x..cioè, in realtà non mi chiamo M*x, ma il mio nome vero non lo ricordo più..cioè, ehm..").

Da qui la negatività del nome. Il nome ha imbarbarito l'uomo, l'ha privato dell'iniziativa, della candida ingenuità del contatto fisico (il Toc Toc), del piacere del guardarsi da vicino e del percepire le emozioni dell'Altro.
Oggi siamo in balìa dei nomi. La percentuale di popolazione con due nomi o, peggio, anche più, aumenta a dismisura. Questo, tra l'altro, ha portato anche alla formazioni di trans-ibridi (Gian Maria, Piero Chiara) in cui non si distingue più il maschile dal femminile. Brrr.

Pertanto, noi si intende qui dimandare al Governo Italiano di prendere a cuore il problema e di agire. Solo con interventi tempestivi e mirati possiamo debellare questa piaga che sta flagellando la società.

in fede vostra,

M*x Ildebrando Agenore Marco Luca Luigi Maria Elisabetta B***y

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