mercoledì 4 agosto 2010

Alt! Parola in ordine!

Ogni tanto fa bene svuotare la mente. Nella mia le finestre sono chiuse da parecchio tempo, le apro così i grumi di polvere vanno via un po'. Attenti agli sternuti.

Primo pensierino. Stamattina, cosa che mi capita tutte le mattine, mi stavo lavando i denti, quando, ad un certo punto, cosa che mi capita sempre quando mi lavo i denti, lo spazzolino mi è sfuggito di mano, e la parte dura è andata a sbattere contro un dente. Al ché, cosa che mi capita ogni volta che lo spazzolino mi sfugge di mano e va a sbattermi su un dente, ho proferito delle parole irripetibili. Cosa che mi capita ogni volta che proferisco parole irripetibili (non semplici parolacce, ma cose davvero irripetibili), mi sono vergognato di me stesso e sono partito per la tangente con assurdi collegamenti mentali. Il primo: ci sono tante persone, anche fra quelle che conosco, che inseriscono una parolaccia ogni tre vocaboli "sani", senza nessun moto di vergogna o imbarazzo che sia, e a cui nessuno rimprovera nulla. Quando lo faccio io, di solito, o vengo squadrato con occhio indagatore, oppure non vengo squadrato ma, d'improvviso, sugli interlocutori cala un velo di striminzito pudore e si cambia discorso, o, infine, la mia parolaccia suscita le risa dell'uditorio. Sarà che sono teatrale di natura (ma con umiltà), sarà che spesso utilizzo termini assurdi pur di non imprecare, e quindi quando impreco non sembro più io; chi lo sa. Fatto sta che la parolaccia, come diceva Gigi Proietti, è un'arte. Lui ci ha costruito un intero spettacolo sull'arte della parolaccia, arrivando più o meno a queste conclusioni: dev'essere spontanea (e le mie lo sono, in quanto tendenzialmente mi scappano quando sono irritato o irretito), dev'essere adatta al contesto (ci sono parolacce più eleganti e altre più burine), e magari dev'essere regionalizzata: caratteristica, comunque, che ricade nel discorso sul contesto di cui sopra.

Secondo pensierino. La seconda riflessione sortami mentre, ipocondricamente, controllavo se il dente colpito ballasse o no (ipocondricamente pare di sì, realisticamente non credo) riguarda la sfera politica: quando certe intercettazioni vengono pubblicate e diffuse alla massa, spesso ci si scandalizza per il linguaggio usato da uomini politici, d'affari e quant'altri nelle loro conversazioni. Si parla di "degrado morale", di "squallore", e a ben donde, forse, ma ci si dimentica che sono ben poche le persone che non si esprimono in modo rude, sgrammaticato, "volgare" (fra virgolette, per il discorso fatto prima). Meglio uno che dice due parolacce a frase ma è onesto, che un disonesto dotato di forbita eloquenza.
Ad ogni modo, questo discorso mal si applica alla classe dirigenziale italiana, ove è ben difficile trovare individui moralmente retti. D'altro canto, la classe dirigenziale italiana è senza dubbio la più bizzarra fra quelle democratiche europee (in Europa, per convenzione, c'é un Paese considerato non democratico, con cui, ovviamente, noi abbiamo buoni rapporti).
Si pensi alla nuova formazione partitica venutasi a creare con lo strappo dei "finiani". PdL, Lega, FLI (i "finiani"), UdC, Pd, IdV (+ SvP, uno o due valdostani e un paio di indipendenti).
Con le dovute modifiche, negli atteggiamenti essa ricalca la vecchia formazione partitica, quella che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto essere soppiantata dalle nuove forze. Nell'ordine: PSI craxiano, MSI, PLI, DC, PSDI, PCI intransigente (+ formazioni minori).
Insomma, nulla di nuovo sotto il sole. Il "degrado morale" e lo "squallore", forse, andrebbero ricercati nella sostanza, più che nella forma.

Terzo pensierino. Detta l'ovvietà, passiamo all'imprevedibile. Ho preso dei libri in biblioteca. (Mascelle sbigottite cadono a terra fragorosamente). Dove sta l'imprevedibilità? Nel fatto che, per una volta, i libri sono stati presi per puro piacere e non per dovere. Non prendo mai i libri che so interessarmi in biblioteca, perché i libri che so interessarmi li voglio possedere, per farci quello che mi pare, per cui, alla scadenza del prestito, mi viene immancabilmente voglia di commettere un furto. Del resto, si sa che per i bibliofili è difficile resistere alla brama di possedere un libro di proprietà altrui, non mancano aneddoti curiosi in merito. Mah, si vedrà tra un mese, quando dovrò restituirli. Sono libri che non riesco a trovare in vendita: se riuscirò ad escogitare qualche piano alla Lupin III bene, altrimenti pazienza, magari mi consolerò con lo scanner.

Per oggi basta. Con queste ardite considerazioni dimostro una volta di più di essere più mefistofelico di quanto pensassi. Ecco il perché di tutte quelle riflessioni sul "degrado" e lo "squallore": mi ci identifico. E che cazzo, Freud.

2 commenti:

Colei che... ha detto...

Da bibliofila (ma di quelle che preferiscono un libro piuttosto che una maglia nuova - quindi da internamento), ti assicuroc he per arrivare a possedere libri non piu' in vendita... sono riuscita fare cose non da poco. :P Ho preso in mano The lost Symbol, vediamo un po'... :P Ciao!

MaxBrody ha detto...

Eh, no!! Ora mi devi dire cosa hai fatto!! (anche per darmi qualche consiglio) ;)

Che io ricordi, ho commesso solo tre scorrettezze, quand'ero ragazzino, per dei fumetti non più in vendita (di cui una andata a male, da lì ho smesso)... ero perfido e maligno già all'epoca :D

Attenderò il tuo commento sul sig.Brown :)