martedì 31 agosto 2010

De Nicola Vendolae ars dicendi

http://www.repubblica.it/politica/2010/08/25/news/primarie_subito_poi_le_alleanze_parlando_anche_coi_cattolici-6493430/


Spesso si sente dire in giro che la lingua italiana sta morendo, pugnalata con ferocia da anglicismi, americanismi, esse-emme-essismi, tecnicismi (pseudo) giornalistici e giornalismi (pseudo) tecnicistici, e chi ismi ne ha più ne metta. Eppure, si dice in giro, personaggi come Nicola Vendola sanno attrarre a sé le attenzioni di molti grazie ad un sapiente utilizzo del nostro vernacolo.

Nicola Vendola arricchisce le sue locuzioni con termini insoliti, metafore ardite, soluzioni nuove e riusi dimenticati. Non lo fa mai per caso o per convinzione. Lo fa perché lui parla proprio in quel modo, e in nessun altro, e se parlasse come un Bersani o un Casini non sarebbe più lui. Vendola deve "sparigliare le acque del centrosinistra": potrebbe, che so, "porsi come nuovo punto di riferimento della sinistra (o centro-sinistra) italiana"; oppure, chissà, le "acque" potrebbe ripulirle, drenarle, prosciugarle, rimestarle, agitarle: no, lui deve "sparigliarle". Se non le spariglia non se ne fa niente, punto e basta.
Allo stesso modo la politica italiana è un "verminaio", e lo scenario in cui ci muoviamo è "verminoso". Poteva dire "letamaio" e "letamoso", ma Vendola non ama la volgarità nuda e cruda (anche se, magari, scappa la parolaccia anche a lui, ma la dice in un modo tale che è impossibile arrabbiarsi). Il verme è animale strisciante, subdolo, che dà, sì, senso di sporco, ma è uno sporco lontano, distante, qualcosa che non conosciamo e che deve far paura: tutti facciamo la cacca, e nessuno si scandalizza più se parli di "letame"; ma col "verme" vai sul sicuro, ché il viscidume fa molto più senso.
Perdipiù "verme" è retaggio del passato, si usava fra gli altoborghesi assieme a "fellone", "zotico" e altri insulti del genere, che oggi fanno solo ridere, e chi li riceve, e chi li esclama. Vendola è riuscito a ridare lustro al termine, ad introdurlo fra il pubblico giovanile - che gli è particolarmente caro -, accontentando al contempo i vecchi, speranzosi che i proverbiali 'tempi di una volta' possano un giorno ritornare (al più presto, se possibile).

Insomma, Vendola adotta la tecnica del riuso di brioschiana memoria, la plasma a suo piacimento, riunisce il padre con il figlio, l'altoborghese con la casalinga (oggi la differenza è minima), il contadino con l'industriale. Dice loro: guardate che abbiamo un nemico comune, basta litigare fra di noi, perdipiù con parole sguaiate, uniamoci e combattiamo. Senza violenza, solo con le parole. Nell'additare il nemico (identificato di volta in volta con un "ismo" differente - politicismo, berlusconismo, trasformismo, qualunquismo, scambismo, ... -, e chi ha un poco di cultura nozionistica sa quanto male hanno prodotto gli "ismi" del secolo vigesimo!) egli lo presuppone come superiore, certo, ma battibile. A questo proposito, fondamentale gli risulta la metafora arboricola.

Per sradicare un albero, si sa, è necessario tutto un armamentario dal costo, in termini economici e umani, non indifferente; mica si sradicano a mani nude. Quindi ci vuole molta fatica, ma alla fine ci si riesce. La stessa cosa, per Vendola, accade con la politica: le cricche, le caste, sono i rami di quel grosso albero che è il sistema dei partiti italiano, con le sue radici ben piantate alle poltrone; un "albero di pregiudizi", a cui non bisogna "impiccarsi" (riuscita metafora dell'arresa), ma che bisogna potare e rinfrescare con acqua nuova (precedentemente sparigliata, si presume). Come detto, occorre tutto un armamentario costoso per intraprendere operazioni del genere. Ed ecco che Vendola parla di "cantiere" per indicare la sua strategia, ed accontentare così gli operai; ma poi si rituffa sull'ecologia: la coalizione non dev'essere formata da tanti "cespugli" grandi e piccoli, ma l'"innervatura" può e deve prevedere anche un tuffo nel mare dell'"arcipelago cattolico". Di nuovo l'erba, di nuovo l'acqua (dall'idea di isola e per metonimia). È che Vendola non pone la natura in campo lungo, medio, in totale o in piano americano: la pone in primo, primissimo piano. Se la sinistra* non vuole andare alla "deriva" (ancora mare!) deve mettere in campo (ancora erba!) idee nuove: riguardo a cosa? Al lavoro, alla vita sociale e, naturalmente, al "rapporto con la natura".

Ecco, forse, il vero obbiettivo di Vendola: egli auspica un ritorno all'antica Età dell'Oro, quando gli uomini, e le donne e gli animali e le piante, vivevano in armonia, rispettandosi l'un l'altro; l'Età in cui la parola era bandita, e si comunicava telepaticamente: fu l'invenzione della scrittura, che per sciocca convenzione consideriamo discrimine fra Preistoria e Storia, a dare l'avvio al processo di rimozione mnemonica delle nostre capacità; in parole povere: a farci dimenticare. Facciamo tanti discorsi sulla memoria, sull'importanza del 'non dimenticare', proprio perché di memoria non ne abbiamo. Per questo Vendola parla, parla in continuazione, si avventura in appassionate "interlocuzioni" (per usare una sua espressione). Per dirci, sostanzialmente, tre cose: i) parlate, anziché scrivere, perché per parlare occorre ricordarsi ciò di cui si parla, e così facendo esercitiamo la memoria; ii) parlate, parlate (e ogni tanto ascoltate) il più possibile, con (e da) tutti, perché tutti sono degni rispetto. Non vi devono essere discriminazioni di alcun tipo; iii) parlate con gusto, usate la parola giusta al momento giusto, non abbandonatevi a mode del momento, ma nemmeno a coltivazioni intellettualistiche da circolo culturale. Fondete lirismo e pop, siate scurrili ma non volgari, siamo nell'era del postmoderno, suvvia.

Vendola è chiaramente un uomo dei nostri tempi, con i suoi pregi e i suoi difetti, e si proietta in quello che dice. Raffinato paroliere, sa che la società odierna si basa sul 40% del vocabolario. Lui diffonde il restante 60%, e nel diffonderlo, diffonde sé stesso e le sue idee. Chi non lo farebbe?

*chiaramente Vendola non è un antico savio, ma un uomo dell'oggi, e per farsi comprendere non può fare a meno di rifarsi alle nomenclature ricevute in eredità da chi lo ha preceduto: senza dubbio personaggi che agivano e parlavano poco, per lo meno in pubblico.

1 commento:

S ha detto...

Complimenti, il post sembra scritto per essere pubblicato su un quotidiano; un analisi perfetta di Vendola e della sua "grammatica", e leggendola sembrava di vederlo e sentirlo mentre usa parola come "sparigliare le acque" o "dobbiamo creare un cantiere politico". :D